Il 23 gennaio cade il centenario della nascita di Marija Gimbutas.
La nota mito-archeologa non ha bisogno di presentazioni, fu lei a coniare l’espressione di “Antica Europa” come frutto di una campagna di scavi ultradecennali dove dimostrò, dati alla mano, l’esistenza di una civiltà florida e di una ricca cultura ispirate al culto della Dea, fiorite nel Paleolitico e progressivamente annientate con l’arrivo delle ondate migratorie da Est che creeranno il sistema culturale, sociale, politico e religioso che chiamiamo Patriarcato.
Siamo debitrici a Marija di una mole di saggi enorme che ha reso tangibile quelle che fino agli anni ’60 del XIX secolo erano solo ipotesi di linguisti, antropologi, etnologi e studiosi delle religioni ma non avevano ancora dato luogo a scavi e raccolta di reperti sul campo.
Una parte del femminismo non ha ancora sufficientemente valutato la portata di questi studi, soprattutto di quelli maggiormente orientati ad indagare la spiritualità connessa con la Dea, la Signora, la Potnia. Parlare di Sacro per molte di noi è ancora un tabù, rappresenta un mondo e un linguaggio a noi estranei, con cui non sappiamo fare i conti e dai quali ci teniamo prudentemente a distanza. Studiare il mito, i simboli religiosi, le espressioni culturali, l’arte, significa invece comprendere che realmente “un altro mondo è possibile”, perché è già esistito: il Patriarcato non è una struttura “naturale” ma una parentesi della Storia che conta solo cinquemila anni, ben poca cosa rispetto all'“età dell’Oro” iniziata (stando alle fonti) con il Paleolitico e terminata a partire dall’età del Bronzo (ma sopravvissuta a macchia di leopardo fino ai giorni nostri in varie parti del mondo ora palesemente, ora sottotraccia).
E’ una gioia rendere omaggio al lavoro delle amiche dell’Associazione “Preistoria in Italia” che ha una pagina web (ora anche su Facebook) nata da poche settimane proprio per onorare i 100 anni della grande studiosa lituana. Il progetto nasce all’interno del Gruppo di Studio “Autrici di Civiltà” per continuare nel lavoro di Gimbutas, applicando il suo sguardo e i suoi metodi ai ritrovamenti sul territorio italiano (indagato solo fugacemente nel suo studio sull’Antica Europa). La nostra posizione al centro del Mediterraneo ci ha esposto a continui passaggi di gruppi umani, culture, civiltà, in movimento costante tra i continenti. L’Italia è piena di reperti, archeologici, linguistici, antropologici e religiosi legati alla Cultura della Dea, spesso ignoti ai non addetti ai lavori.
“Preistoria in Italia”, dunque, si prefigge come obiettivo la raccolta, il censimento e la conservazione in uno spazio virtuale facilmente accessibile e condivisibile di materiale fotografico e documentario presente nel nostro paese: manufatti (menhir, dolmen, steli, pitture rupestri, statuette), miti, culti, leggende, recensiti in schede e individuabili geograficamente sul territorio italiano. Per questo immane lavoro le “Preistoria in Italia” chiama in aiuto le studiose, le archeologhe e chiunque abbia materiale di studio da catalogare e condividere con chi sia interessato a questo ambito ancora nuovo per molte di noi.
Novità di questa pagina è anche l'omaggio a una grande studiosa italiana, Momolina Marconi, pressoché sconosciuta anche a chi si è da poco avvicinata alla Cultura della Dea. Questa donna schiva e coltissima, scomparsa nel 2006, ricoprì la cattedra di Storia delle Religioni presso l’Università degli Studi di Milano e dedicò tutta la propria esistenza alla riscoperta della Grande Divinità Femminile Mediterranea.
Gli studi sulla Dea sono approdati in Italia solo da pochi decenni e dal mondo anglosassone (la stessa Gimbutas insegnava negli USA, alla UCLA), ma gli studi sul mondo mediterraneo sono molto più antichi e risalgono non soltanto a “La Dama Bianca” di Robert Graves, ma anche a una cerchia ristretta di studiosi tra cui gli italiani Uberto Pestalozza e la sua allieva Momolina Marconi, che pubblicò la sua prima opera già nel 1939.
Esiste dunque una tradizione italiana, originale e validissima, di studi sul Sacro Femminile, sulla Dea, su questa Grande Madre, sempre uguale e sempre diversa, dalla Spagna fino all’Indo. Tradizione di studi che merita una rinnovata attenzione proprio da parte delle più giovani, che si avvicinano al femminismo politico e che vorrebbero capire come e perché la Storia umana è andata in questa direzione.
Il femminismo radicale italiano è influenzato da un femminismo mediterraneo che ha alcune specificità rispetto a quello anglosassone (nei confronti del quale molte manifestano qualche senso di inferiorità). Il progetto di Autrici di Civiltà/Preistoria in Italia si muove in questa tradizione-direzione che sentiamo comune nel tenere al centro il corpo vitale, creativo e sessuato delle donne, vere Signore del creato. Un filone di pensiero che si dipana in Carla Lonzi, Mary Daly, Luce Irigaray, Luisa Muraro, contro un'idea di un'“emancipazione” appiattita sul modello maschile e orientato alla riscoperta del “futuro arcaico” (Daly) che Marija Gimbutas e Momolina Marconi ci hanno aiutato a (ri-)conoscere con i loro studi.
Grazie e buon lavoro a chi ha ideato il progetto Preistoria in Italia (Luciana Percovich in primis).
Anna Perenna