Oggi in Italia come in tutto il mondo è la ricorrenza dei cioccolatini, fiori e peluche. Il giorno che se sei single odi tutte le coppie e se sei fidanzata inizi a pianificare due settimane prima dove cenerete, cosa indosserai e cosa gli regalerai. Proprio oggi, con coscienza femminista invece, voglio proporti qualcosa. Ti propongo di chiederti: cosa fai per amarti? Chiediti se ti dai l’auto-amore che meriti e come te lo dai. Credo che non ci sia giorno migliore per questa domanda.
Esistono tanti modi per auto-amarti, tra cui ascoltare musica che ti dia le giuste vibrazioni, investire in formazione, seguire una sana alimentazione, mangiare il tuo dolce preferito, servirti un buon bicchiere di vino mentre accompagnata dalla tua bellissima presenza leggi un libro o guardi una serie. E ovviamente masturbarti, cosa che rende la tua anima più felice, aiuta a conoscerti meglio, alza il livello di endorfine e combatte quello dello stress.
Per quello che riguarda il tuo corpo, oltre alla masturbazione e a qualche massaggio, come lo ami? Nei diversi alti e bassi dell’ odi et amo con il mio corpo ho imparato che è come un’entità a sé. Devi prendertene cura come se fosse una pianta o tua figlia. Devi idratarlo, devi dargli luce, devi alimentarlo bene e mantenerlo forte. Alla fine è lei, la tua corpa che ti accompagnerà fino alla fine. Purtroppo queste cose non ce le insegnano, ci parlano dello sport in generale, della palestra. Ma spesso noi donne associamo l’allenamento al raggiungimento di obiettivi estetici. E forse il problema è proprio questo. Perché ci alleniamo?
Personalmente e in sincerità mi allenavo per gli altri. Mi allenavo per piacere a quel ragazzo, per essere più magra della mia amica -mi paragonavo a tutte… la maledetta bassa autostima. Facevo diete che oggi non raccomanderei a nessuna, passavo ore sul tapis roulant (noiosissimo) per entrare in quei jeans o per far sparire quella ciccetta che si accumulava a intermittenza sui fianchi, cosce, pancia, braccia.
Non mi piacevo mai del tutto. Ero molto contenta quando ottenevo i risultati che mi ero posta ma non duravo mai a lungo perché c’era sempre qualcosa che scattava dentro di me e che mi faceva mollare. Pensavo che i risultati sarebbero durati in eterno senza dover ritornare a quell’inferno che era il conteggio delle calorie e l’allenamento che era sempre una corsa contro il tempo.
Avevo iniziato, prima della mia partenza definitiva da Roma, ad allenarmi solo con donne e già avevo notato la differenza da quello show room che è la palestra. Poi sono arrivata a Barcellona, e dopo essermi iscritta a varie palestre ed essermi di nuovo annoiata sui tapis roulant e le macchine ho cercato un’allenatrice personale, e ho trovato Berta. Il suo profilo Instagram rispecchiava un po’ quello che cercavo, una ragazza normale della mia està, con un bel corpo allenato e senza pose sessualizzate da modella da palestra.
Da lì è iniziata la riconciliazione con il mio corpo. Mi ero fatta del male negli anni precedenti, ero determinata a tornare “in forma” -concetto errato- e forse anche stavolta lo facevo per gli altri. Ma allenamento dopo allenamento ho iniziato a prenderci gusto. Non era più lo specchio che contava o la bilancia ma la sfida con me stessa. Superarmi ogni volta un po'di più, fare una flessione in più, rimanere più tempo in plank o correre più veloce.
È stato destino, ora ne sono certa, perché nel giro di poche settimane Berta ha deciso di creare un gruppo di allenamento femminile con Monse, la sua compagna di corso di allenamento funzionale. Era quello che cercavo ancora prima di pensare a una personal trainer (ovviamente donna). sono stata presente alla nascita e poi alla crescita di questo progetto che oggi riunisce più di 200 iscritte.
Abbiamo iniziato in poche, 5-6 amiche di amiche. Sentivamo che stavamo sperimentando insieme, alcune erano già abbastanza allenate (non io). Imparavamo ad allenarci tra donne, a sperimentare i nostri corpi, la nostra forza, la nostra agilità in un box affittato a ore dove non c’era nessuno sguardo maschile che controllasse i tuoi movimenti.
Non dovevamo vergognarci di apparire buffe, sgraziate, scapigliate, sudate, di cadere, di non riuscire e non dovevamo dimostrare a nessuno se non a noi stesse le nostre capacità.
Soffrivamo tutte insieme in sorellanza e ci motivavamo insieme con sana competizione/motivazione. Ridevamo soprattutto, tanto.
Poi Berta e Monse hanno deciso di fare sul serio, e dopo aver deciso il nome del gruppo, FitLovas, hanno lanciato il primo programma di allenamento per donne, un programma di 8 settimane, 3 volte alla settimana all’aria aperta nei parchi di Montjuïc, con un sistema a punti per i premi a fine programma. Un quarto giorno alla settimana era dedicato allo yoga e a studiare insieme temi che hanno a che fare con la nostra salute: l’alimentazione, il concetto di dieta, il ciclo mestruale, la relazione con il cibo con l’accompagnamento di un'altra Montse, psicologa specializzata in disturbi alimentari (che hanno a cha fare con la tua bambina interiore).
In questi 2 anni Fitlovas è cresciuta modo che nessuna poteva immaginare, Berta e Monse hanno preso un centro vicino alla Sagrada Familia, hanno integrato la squadra con Mavi, direttrice generale e relazioni istituzionali, donna in carriera che si divideva tra Olanda, Turchia e Stati Uniti e che ha deciso di prendere una pausa dal mondo corporate e seguire il suo cuore e istinto dedicandosi all’impresa femminile e al femminismo.
Oggi FitLovas si presenta come un centro unico a Barcellona. Non ci sono specchi nella sala d’allenamento ma solo nel bagno. Le donne si sentono sicure e possono essere se stesse senza la preoccupazione di come appaiono ogni secondo. Loro stesse se presentano così:
Siamo un brand con approccio femminista che usa l’allenamento come strumento di auto-potenziamento e di auto-cura.
In una prospettiva di accettazione del corpo e di amore per se stesse, ti aiutiamo a potenziare la tua forza interiore rispettando e ascoltando il tuo corpo.
Ti aiutiamo a raggiungere i tuoi obiettivi di salute come donna, online o di persona.
Durante il lockdown FitLovas ha sostituito gli allenamenti funzionali, di forza e yoga con la modalità online e ha creato il format “Lovas club”: ogni giovedì ci siamo incontrate virtualmente con ospiti esperte per imparare e condividere argomenti di interesse comune legati al femminismo. Grazie a FitLovas ho conosciuto il femminismo radicale, gene latente che si è risvegliato grazie a loro e a Lula Gomez, autrice del libro “Eres una caca, guida per capire e smontare il maschilismo” prima iscritta e poi diverse volte ospite del Lovas Club dove, sono sicura, ha risvegliato diverse coscienze.
Abbiamo affrontato con normalità e senza pudore temi come la nutrizione consapevole, la psicologia dello sport, il ciclo mestruale, la sessualità femminile, la sostenibilità, la maternità, la psicologia dell’alimentazione, arte e femminismo.
Grazie a Berta, Monse e Mavi ho fatto più volte i conti con me stessa, soprattutto quando parlavamo di alimentazione, e ho imparato sulla mia pelle cosa sia il femminismo e la sorellanza prima ancora di esserne cosciente. Ho iniziato con loro il mio percorso di decostruzione femminista e per me è diventato indispensabile sentirmi circondata da donne che rispecchiano il mio stesso modo di vedere la società.
FitLovas è uno spazio aperto a donne di tutte le età e da poco hanno inaugurato il nuovo programma “Lovas Maternity” dove l’attenzione è riservata alle donne in gravidanza, tema al quale soprattutto Berta “madre di un mostriciattolo di 6 anni”, ha voluto dare una speciale attenzione.
“Non avevo mai fatto sport in vita mia. Ero una sviluppatrice di software finché un giorno ho deciso di iscrivermi a una palestra vicino a casa mia per "mettermi in forma”. Dopo aver avuto un bambino, diciamo che il tuo corpo cambia e io non ero molto a mio agio con il mio. Anche se sono consapevole che non ho iniziato con i migliori obiettivi, ora so che è stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso”
Anche la storia di Monse è molto simile a quella di molte di noi:
“Per molti anni ho usato lo sport come una forma di punizione, sia per quello che mangiavo, sia perché volevo sembrare più magra. Per molti anni il mio rapporto con il cibo è stato doloroso, passavo attraverso periodi di restrizione per paura di ingrassare e poi crollavo e mangiavo tutto ciò che mi circondava. Per fortuna dopo un sacco di lavoro interiore ho fatto pace con me stessa, accettandomi come sono e amando ogni parte del mio corpo.”
“Entrambe abbiamo deciso di creare questo progetto che amiamo e che ci appaga. Perché sappiamo che il valore di una donna non risiede MAI nella corrispondenza del suo fisico a canoni estetici imposti, e che tutte noi abbiamo il diritto di allenare la nostra forza e il nostro corpo senza sentirci in colpa, senza ragioni che ci fanno male e collegandoci con quella forza animale e arcaica che ci è stata tolta.
Amiamo vedere che ogni giorno che alziamo la saracinesca le ragazze arrivano con desiderio, si allenano e danno il massimo, e si sorprendono dalla loro capacità, della loro potenza e della loro forza. E soprattutto amiamo ogni volta che una donna ci dice "Non sapevo di essere così potente, non mi sono mai sentita così bene ad allenarmi con altre donne intorno a me, mi sento libera e mai giudicata".
Siamo ancora forti come lo eravamo all'inizio, o anche più forti ????.
Ah, dimenticavo:
“Perché ci chiamiamo FitLovas? Perché le lupe e lupi (lobas è lupe in italiano) sono gli unici mammiferi senza gerarchia di genere. Sia le lupe che i lupi hanno lo stesso ruolo nel branco: proteggersi, sfamarsi e vivere. Il branco per le lupe è tutto e fanno di tutto per mantenerlo unito e proteggerlo, dalla nascita alla morte. La “V”? Perché un branco senza amore non è niente. Per amore dello sport e di come ci fa sentire.”
Spero che presto ci sia un FitLovas anche in Italia.
Sara Punzo