La partita del ddl Zan è troppo importante perché venga lasciata ai tatticismi elettoralistici e ai personalismi degli uomini che fanno la politica.
In questione, con l’introduzione dell’identità di genere, è un modello di civiltà in cui la sessuazione umana viene ridotta all’insignificanza, questione che riguarda tutte e tutti.
Abbiamo indicato la possibilità di tornare al ddl Scalfarotto del 2018 -poi rilanciata da Italia Viva- perché quel testo, nato nel centrosinistra, garantisce la necessaria tutela delle persone omosessuali e transessuali senza avventurarsi nel territorio minato dell’identità di genere.
Il ddl Zan, facendo dell’identità di genere il suo baricentro, intende invece riformare surrettiziamente e di fatto la legge 164/82 –e successive sentenze-, legge che regola il percorso per la transessualità.
Si tratta di due partite assolutamente diverse.
La tutela delle persone omosessuali e transessuali esprime senza alcun dubbio la volontà della maggioranza delle cittadine e dei cittadini. Maggioranza che certamente non si registra per l’identità di genere, primo passo in direzione dell’autocertificazione di genere.
Autocertificazione di genere significa decidere liberamente il proprio sesso a prescindere da quello di nascita, con un semplice atto amministrativo, senza perizie o sentenze.
La battaglia per l’autocertificazione ha corso in tutto il mondo occidentale. La stragrande maggioranza dei britannici -94 per cento, secondo un sondaggio di The Times- ha detto no. Non c’è motivo di ritenere che in Italia le cose vadano diversamente.
Su questo tema sensibilissimo, che nulla ha a che vedere con i diritti delle persone omosessuali e transessuali, è necessaria la più ampia e approfondita discussione pubblica.
Ci appelliamo quindi alla coscienza delle Senatrici e dei Senatori perché considerino la vera portata delle questioni e non rappresentino con il loro voto, per meri ordini di scuderia, un Paese ben lontano dal Paese reale.
Ribadiamo le nostre proposte, le stesse da sempre:
• no all’identità di genere
• no al termine “sesso” –inteso, secondo le dichiarazioni dei proponenti, come allargamento della legge alla lotta contro la misoginia e la misandria
• fuori la propaganda transattivista dalle scuole
RETE FEMMINISTA CONTRO IL DDL ZAN #NoncicancelleRete