- La prossima primavera -più probabilmente, causa Covid-19, il prossimo autunno- si andrà al voto per rinnovare l'amministrazione di molte città italiane: Roma, Milano, Napoli, Bologna, Torino e tante altre. Cioé i luoghi in cui abitiamo, intrecciamo le nostre relazioni, abbiamo i nostri affetti pià cari, lavoriamo, pensiamo, agiamo. Stavolta più che mai, con la necessità di pratiche trasformative brutalmente accelerata dal Covid e con i progetti “riformisti” (alquanto moderati e insufficienti) in corso nelle varie città, le elezioni amministrative sono profondamente politiche ed è opportuno occuparsene, contribuendo a costruire la cosiddetta "nuova normalità" post-pandemia. I progetti riformisti di cui sentiamo parlare non sono una grande cosa. Non gettano le basi di una città nuova. Non avviano quel cambio di civiltà, in direzione di una polis a radice femminile, di cui il mondo mostra di avere sempre più urgente bisogno. Abbiamo cominciato a lavorare (a partire da uno scambio tra Sandra Bonfiglioli e Marina Terragni) sui principi che possono guidare la riflessione, e li abbiamo chiamati "appunti per una città nuova". Da questi principi abbiamo fatto discendere alcuni esempi di possibili pratiche politiche che tengono al centro le relazioni, l'interdipendenza fra viventi, la cura, lo spazio-tempo come dote naturale inviolabile di ognuna-o, un altro modo di pensare il lavoro e l'abitare, l'idea di città come luogo della politica (trovate tutto qui, in italiano e in inglese). A seguire vi proponiamo i "principi" che hanno guidato la riflessione. E' nato anche un gruppo -al momento Googlegroup- per discutere insieme delle amministrative: se siete realmente interessate a partecipare scrivete ai nostri contatti.
- Non si può più tenere nascosta la verità
- La verità sotto gli occhi di tutti è che troppi uomini stolti governano il mondo e la vita è diventata invivibile
- Il mondo è la nostra casa e non può più essere lasciato nelle loro mani
- Il mondo è il piccolo luogo che abitiamo in dialogo e in risonanza con ogni altro luogo (pensare globalmente, agire localmente)
- Il mercato congegnato per il profitto di pochissimi non può usurpare il nome di economia
- Economia è nutrire, curare e salvare i corpi viventi e il mondo che abitano
- Guadagnare è giusto e umano. Ciò che va guadagnato sono spazi, tempi e maggiori opportunità per la vita
- Per guadagnare servono autorità e cura. Autorità e cura sono la stessa cosa.
- Esercitare autorità/cura è sapere ascoltare i bisogni del mondo, è provare tenerezza per il mondo e chi lo abita, “essere all’altezza di un universo senza risposte”*
- Da sempre le donne sono le più capaci di farlo. Anche su questo si deve dire la verità: (“ci costringono a rivendicare l’evidenza di un fatto naturale”*)
- Contro la deriva transumanista va ritrovata la radice femminile del mondo
- Il “soggetto” economico e politico è la relazione. L’individuo è un’invenzione
- La relazione tra la madre con la bambina e il bambino è fondamento di civiltà
- La città è lo spazio delle relazioni e il luogo della politica
- Ciò che nella città è buono per le madri e i-le bambini-e è buono per tutte e tutti
- Ognuna-o viene al mondo con la sua dote inviolabile di spazio-tempo, e deve poter decidere quanto cederne in cambio dei mezzi per sopravvivere
- Lavorare meno, lavorare tutte e tutti
- Il dominio è solo una trovata recente e nefasta. Non serve il dominio per regolare la convivenza umana
- Il dominio con tutte le sue funzioni- sfruttamento, violenza, stupro, velocità, competizione, guerra, profitto illimitato, controllo dei corpi- è un’imposizione dei figli ribelli
- La civiltà messa in piedi dai figli ribelli è incivile e sta crollando. Altre figlie e figli oggi chiedono il cambio di civiltà
- La dismisura maschile sta distruggendo il mondo
- La catastrofe naturale è il modo con cui il mondo cerca di guarirsi dai mali causati da questa dismisura
- Non può guarire il mondo chi lo fa ammalare
- Il mondo chiede che si sgomberino spazi, si rallentino i ritmi e si faccia silenzio
- Va chiesto perdono agli altri viventi perché ci possano riaccogliere
* Carla Lonzi, Carla Accardi, Elvira Banotti, Manifesto di Rivolta Femminile, Roma, luglio 1970