Il ddl Zan è inciampato soprattutto -ma non solo- sull'identità di genere, primo passo in direzione della libera autocertificazione di genere o self-id. Ma uscita dalla porta, l'identità di genere prova a rientrare dalla finestra. Anzi, dalle molteplici finestre di leggi, di leggine locali, regolamenti e codici che utilizzeranno comunque il concetto.
Un "accerchiamento" che potrebbe consentire un nuovo tentativo di far passare la formula a livello di legislazione nazionale. Del resto la battaglia per l'autocertificazione di genere è in corso in tutto il mondo occidentale, dalla Spagna con la Ley Trans, alla Germania e anche al Giappone dove a breve si tornerà all'assalto.
Il 27 settembre si è chiusa la partita dello Zan, oggi l'identità di genere sarebbe già ricomparsa in un emendamento proposto dal Pd (in particolare, a quanto sembra dalle onorevoli Raffaella Paita di IV e Alessia Rotta, Pd- e approvato senza discussione nel ddl sulle Infrastrutture, attualmente al vaglio del Senato, emendamento che vieta "qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto sia discriminatorio" anche nei confronti dell'identità di genere. Come potete vedere, l'emendamento 1294 ricalca il testo del ddl bocciato. Anche in questo caso che cosa sia l'identità di genere non viene affatto chiarito, rendendo pertanto incerta l'applicazione del divieto.
Del resto sia Regione Lazio sia Regione Puglia hanno già annunciato di voler approvare leggi locali contro l'omobitransfobia. In Puglia iconsiglieri Pd Francesco Paolicelli e Donato Metallo hanno già depositato un testo, sottoscritto da altri 24 consiglieri regionali della maggioranza di centrosinistra. dal titolo "Disposizioni per garantire il principio di pari opportunità e di parità di trattamento in riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alle variazioni nelle caratteristiche di sesso".
Dunque all'indeterminato "identità di genere" qui si aggiungono le non meno incomprensibili "variazioni nelle caratteristiche di sesso" (???).
Il fantasma continua ad aggirarsi per l'Europa. Non è esattamente quello a cui pensavano Marx ed Engels.
Marina Terragni