Valentina nata Fabrizio Petrillo, classe 1973, quest’anno compie 50 anni e cambia categoria nelle gare di atletica master nazionali. L’11 e 12 marzo ad Ancona ha gareggiato per la prima volta nella categoria F50, cioè con le atlete donne dai 50 ai 54 anni. E di nuovo, con il suo ultra-corpo maschile, ha fatto facilmente incetta di trofei e di record che spettavano ad atlete donne.
Ma com’è vedere dal vivo un ultra-corpo maschile gareggiare contro corpi femminili? Quali sono le reazioni delle atlete, del pubblico e degli esperti di settore?
Oggi vi presentiamo un resoconto della gara di Ancona del 12 marzo di Marco Alciator, statistico che ha già analizzato dettagliatamente le performance di Petrillo prima e dopo la transizione da categoria maschile a femminile (qui) e i suoi numerosi record nella categoria femminile di gare paralimpiche e master normodotati (qui).
Arrivato al palazzetto ho avuto modo di parlare con uno dei protagonisti del settore master italiano con titoli internazionali, che mi ha confermato di come il clima master (over 35) sia “amichevole ma vi è competizione vera e non si regala niente”. Anche da uno dei giudici di gara sono riuscito ad avere una dichiarazione sull’evento e un pensiero sul “contrasto alla competizione iniqua tramite doping”.
La gara di interesse questa volta è i 200m categoria F50 perché Petrillo, classe ’73, è passato di categoria a livello nazionale. Il momento clou è la 4a serie, quella più veloce. Quando Petrillo e le quattro atlete entrano in pista si nota subito la diversa fisicità. All’inizio Cristina Sanulli sembra riuscire a tenere testa a Petrillo, che però all’ultimo la supera con uno scatto e conquista il primo posto.
Cristina Sanulli taglia per seconda la linea del traguardo, seguita da Denise Neumann e Agnese Rossi (qui il video, da 32’30”). A loro tre spetterebbe il podio, se non fosse che ancora oggi Petrillo è in modo incredibile autorizzato a competere nella categoria femminile: nella categoria maschile M50 con il suo tempo si sarebbe classificato 14°, con oltre due secondi di distacco.
A fine gara dalle tribune si sente distinto un “Brava Cristina!”, e a seguire un applauso liberatorio e convinto da parte della tribuna, composta in gran parte da atleti e da altri membri del team in divisa. A quel punto Petrillo perde il controllo, si sporge e grida due-tre volte: “Dedicata a tutte quelle che mi vogliono male”, e qui viene ripreso dagli arbitri. Va detto che non ho sentito nessuna offesa e neanche fischi nei suoi confronti, l’attenzione era rivolta a sostenere le atlete.
La vincitrice morale è sicuramente Cristina Sanulli, con un tempo che le sarebbe valso il primato italiano di categoria, ma burocraticamente non risulta suo. Viene per ora registrato il tempo di Petrillo come record. Da notare come la speaker abbia un sussulto di autenticità e chieda -lontano dai microfoni ma udibile-: “Ma può essere dato come primato?” (video, al minuto 34’10”).
La premiazione si svolge rapidamente con la consegna di medaglia e maglietta, ma con un evidente senso di iniquità per ciò che vediamo davanti ai nostri occhi: un atleta che in categoria maschile era di livello regionale che ora, come “donna”, batte campionesse internazionali nonostante l’invalidità visiva.
Riesco a parlare con le atlete danneggiate. Agnese Rossi in condizioni di equità sportiva sarebbe salita sul podio, che oggi invece le è stato negato, ed è molto chiara quando dice: “Lo spirito sportivo prevede di riconoscere quando ci sono atlete più forti, ma la competizione deve avvenire con il rispetto della categoria: con atlete dello stesso sesso, non con chi ha mantenuto corpo da uomo.” Ed è particolarmente convincente quando ricorda il tempo tolto alla famiglia e al lavoro per poter ottenere l’obiettivo.
Denise Neumann, atleta di livello internazionale, riesce a salire sul podio ma le viene negato il secondo posto che le spettava. Ringrazia per il sostegno allo sport femminile ricevuto e spera che questo anno porti novità dal punto di vista delle regole e si torni a competere in modo equo, ascoltando le voci delle atlete. Neumann pensa alla nuova generazione di ragazze: “Le medaglie possono essere recuperate in un secondo momento ma la gratificazione sottratta il giorno della gara non potrà essere restituita”.
Ecco poi Cristina Sanulli, la più veloce, doppiamente danneggiata, privata della vittoria e di un record nazionale master. È pienamente contenta per la sua prestazione cronometrica di 26.50, forse il miglior tempo indoor di sempre, ma con “un po’ di amaro in bocca perché [il mio tempo] sarebbe stato record italiano ma Valentina Petrillo con un tempo di 26.25 me l’ha battuto”.
Sanulli aggiunge: “Parlo anche a nome della maggior parte delle ragazze che corrono con me: non ci sentiamo alla pari, proprio perché la struttura fisica [di Petrillo] è maschile, e quindi è come correre non alla pari. […] Nonostante il percorso [personale] che ha fatto Valentina sia di tutto rispetto, atleticamente parlando non lo è, e in questo ci sentiamo molto discriminate.”
Cristina Sanulli ricorda anche i suoi trent’anni di carriera e di sacrifici, e i molti aspetti che contribuiscono ad avere risultati di alto livello: la passione per lo sport, dedicarsi con costanza negli allenamenti, dieta specifica e grinta.
Arrivano così a 8 i titoli master di Petrillo, che pre-transizione non aveva titoli. Oltre al primato nei 200m, il giorno prima era stata registrata la vittoria sui 400m di Petrillo ai danni di Cassandra Sprenger, con una lista di decine di atlete danneggiate e inascoltate sempre più lunga.
Valentina Petrillo è già iscritta alle gare dei Mondiali di atletica master che si terranno a Torun, in Polonia, dal 26 marzo al 1° aprile. A livello internazionale il passaggio di categoria avviene al compleanno, quindi Petrillo, che compirà 50 anni ad ottobre, quest’anno parteciperà ancora nella categoria 45-49 anni. Quando era Fabrizio non era tra i primi 20 in Italia, come Valentina tra poco potrebbe salire sul podio mondiale.
Marco Alciator
Introduzione di Maria Celeste