La prostituzione, sistema di riduzione delle donne a merce, riguarda tutta la società in tutti i suoi organismi, compresi quelli religiosi; è in quest’ottica che la FDEI (Federazione delle Donne Evangeliche) e l’Osservatorio Interreligioso contro la Violenza alle Donne composto da cattoliche, evangeliche, ebree, musulmane, buddiste ed induiste, hanno promosso degli incontri a carattere decisamente abolizionista sul tema. Ecco un resoconto.
Al primo incontro, 18 marzo, introdotto dalle presidenti dell’OVID Paola Cavallari e Gabriela Lio della FDEI dal titolo: “Prostituzione e Pornografia ci riguarda tutti e tutte” ha partecipato più di un centinaio di persone; con l’accompagnamento della storica Liviana Gazzetta e dall’avvocata Grazia Villa si è ripercorso il sistema prostituente nella sua dimensione storica, legale e sanitaria cercando d’indagare come questo si intrecci con le culture religiose.
Il ricorso alla prostituzione è sempre stato vissuto dalle religioni come un male minore. Tutto il discorso è stato centrato sulla donna, ma la figura del cliente è sempre rimasta fuori scena. Le chiese si sono mosse in un’ottica assistenziale, dedicando molta attenzione alla tratta e alle vittime, senza però interrogarsi sulle vere radici del fenomeno; sarebbe invece necessario che le comunità di fede si interrogassero, oltre che sugli effetti, sulle cause che risiedono nel privilegio sessuale maschile, perché lo scambio sessuale che muove una gran massa di “clienti” nasconde un ruolo di potere.
Le testimonianze delle sopravvissute alla prostituzione, dicono le organizzatrici, hanno avuto il merito di svelare al femminismo che la prostituzione è stupro a pagamento. Liviana Gazzetta, attraverso un excursus storico, ha illustrato il sorgere dei diversi approcci al fenomeno che nei paesi a prevalenza cattolica si è sviluppato attraverso strategie regolamentaristiche volte ad affrontare il problema sotto il profilo sanitario e di ordine pubblico, mentre nei paesi protestanti si è diffuso quello tedesco di regolamentazione attenuata.
A fare scuola è stato il modello francese che prevedeva il controllo poliziesco, amministrativo e sanitario delle prostitute, poi diventato egemone in Europa. Il modello abolizionista si è sviluppato in prevalenza in Paesi a maggioranza protestante ed è strettamente legato al nascente movimento femminista.
L’adozione in Inghilterra del modello francese di regolamentazione della prostituzione attraverso il Contagious Diseases Act incontrerà l’opposizione di un movimento di donne: la Ladies National Association fondata nel 1869 da Elizabeth Wolstenholme e Josephine Butler, di cui si ricorda il celebre detto: «Dio e una donna fanno una maggioranza». Il movimento rifiutava la legge che, legalizzando la prostituzione, metteva le donne coinvolte sotto il controllo medico e della polizia, riuscendo ad ottenerne l’abolizione.
Nell’Italia ottocentesca la lotta contro la prostituzione è frammentaria, ma vede l’impegno di Anna Maria Mozzoni e Gualberta Alaide Beccari.
Grazia Villa nel suo intervento ha fatto notare quanto sia diffusa l’idea che la prostituzione non solo non sia eliminabile, ma che non faccia male o addirittura che possa essere utile a persone quali i portatori di handicap, come altrettanto diffusa è anche l’idea che sia necessario distinguere tra prostituzione coatta e tratta, dove vi è presunzione di violenza, e il "libero sex work" presentato come attività lavorativa e espressione di autodeterminazione da tutelare. Tale distinzione però non permette di riconoscere la violenza insita nella prostituzione in sé, limitandosi alla sola gestione criminale del fenomeno.
L’offerta di prestazioni sessuali in cambio di un corrispettivo economico non rappresenta uno strumento di sviluppo umano e a testimoniarcelo sono le parole delle sopravvissute che si riconoscono come giocattoli nelle mani dei clienti, indotte a comportarsi ogni giorno secondo i loro capricci fino a sentirsi usate e sporche e alla fatica a riconoscere possibile un altro tipo di vita.
Sotto il profilo legislativo fino ad oggi sono state presentate 22 proposte di legge per la regolamentazione della prostituzione caratterizzate dal proseguimento di una politica sanitaria e di controllo delle donne, con uno sguardo non lontano dalle concezioni regolamentaristiche precedenti alla legge Merlin. Emerge una convergenza tra i gruppi politici nell’attacco alla Merlin a cui si imputa addirittura un aggravamento del fenomeno prostitutivo, mentre tale legge si è dimostrata capace di comprendere l’ampiezza e la complessità del fenomeno e di fornire gli strumenti per intervenire anche in situazioni di più recente diffusione.
È fondamentale non smettere mai di “desiderare, sognare, lavorare per un mondo in cui il corpo sessuato sia un luogo per vivere relazioni libere”.
In programma altri incontri su Zoom: per partecipare scrivere a: incontrizoom@cdbitalia.it
Maria Alessandra