Supponente, prepotente, arrogante e offensiva. E lei che a breve giro risponde di non essere ricattabile. Insomma, parafrasando un altro celebre scambio di battute, "non a disposizione".
I maggiori quotidiani hanno già parlato di nemesi. Il Cavaliere messo sotto da una donna molto più giovane di lui, Giorgia Meloni, che a 45 anni potrebbe essere la prima a guidare un governo in Italia: i conti duri con il padre, del resto, fanno parte della sua biografia. Sul fronte opposto, il proprio fronte, incastrato da un'altra giovane donna, Licia Ronzulli, nuova Richelieu che sacrifica il leader alla sua potente ambizione. Le "vergini in pasto al drago" di cui aveva parlato Veronica Lario, ex-moglie di Silvio Berlusconi -altro importante passaggio simbolico- in qualche modo riscattate da due "ragazze" politicamente antagoniste che stavolta il drago lo stanno divorando. Con una differenza importante, al netto della contesa che le oppone: se Ronzulli mostra di avere ancora bisogno di un paternage, Meloni ha imparato presto a farne a meno.
Politica è anche questo. Forse è soprattutto questo. Il movimento delle donne si è mosso in gran parte sul piano del simbolico. Secondo alcuni punti di vista, per esempio quello della psicoanalista Antoinette Fouque, il suo piano è totalmente simbolico. Una giovane donna che detta le regole a uomini di grande potere è un fatto suggestivo perché del tutto imprevisto e -come si è letto nel "pizzino" del Cavaliere- coglie questi uomini del tutto impreparati e incapaci di contromosse adeguate.
Comunque la si pensi, in qualunque modo si giudichi questo passaggio storico -una donna, e una donna di destra che non si è mai detta femminista, alla guida del Paese- il volto terreo del vecchio capo con i suoi appunti che per la prima volta, e per decisione di lei, valgono carta straccia, segna la nascita di questa legislatura e fotografa una situazione sorprendente.
Un salto simbolico che forse potrebbe avere un peso per tutte.
Veronica Tamborini e Marina Terragni