Il femminismo e la legge Zan

Condividi questo articolo

In queste ore il mondo Lgbtq+ è mobilitato per chiedere alla Commissione Giustizia del Senato di calendarizzare il ddl Zan contro l'omobitransfobia, la misoginia e l'abilismo, ddl già approvato alla Camera. Arcilesbica ha elaborato alcune proposte di emendamenti senza i quali, dice, "si rischiano gravi guasti". Queste, in sintesi, le proposte rivolte alle-i senatrici-ori del centrosinistra.

• nelle definizioni all’art.1, usare i termini chiari di “sesso, stereotipi di genere, orientamento sessuale, transessualità”, invece che le attuali ambiguità (sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere)

rendere esplicito che il ddl è coerente con il divieto vigente di affitto dell’utero. Essere contro la gpa non è omofobia

rendere esplicito che il ddl è coerente con la legge vigente 164/82 (che regola la rettificazione anagrafica dell'avvenuto "cambio di sesso", ndr) e con la successiva sentenza Corte Cost. 180/2017 che afferma che per il cambio di sesso “va escluso che il solo elemento volontaristico possa rivestire prioritario o esclusivo rilievo”. Essere contrari/e all’autocertificazione di genere (self-id) non è transfobia.

La posizione di Arcilesbica è rilevante soprattutto perché arriva dall'interno del mondo Lgbtq+ interessato alla legge.

Ma a quanto pare anche tutte le donne, di qualunque orientamento sessuale, e le persone con disabilità sono egualmente interessate alla legge, e questo per precisa volontà dei firmatari che si sono dotati di queste foglie di fico "agevolanti": chi mai oserebbe votare contro una legge che difende anche le donne, tutte, e i-le disabili? L'"inclusione" ricalca quelle tradizionali formule fallogocentriche in uso da sempre nella politica italiana, in cui dopo essersi "naturalmente" riferiti al soggetto maschio venivano aggiunti anche "i giovani, gli anziani, le donne, i disabili" e qualunque altro soggetto ritenuto d'ufficio "marginale".

Come abbiamo sempre detto, quindi, riteniamo importante espungere la lotta alla misoginia (rappresentata dalla parola "sesso") dal testo del ddl. Le donne non sono una delle varie minoranze da tutelare, sono la maggioranza del genere umano.

Da qualche tempo è in corso nel femminismo, in particolare in quello anglosassone, un complesso dibattito sull'opportunità di leggi contro la misoginia come crimine d'odio (vedere qui), opportunità sulla quale le posizioni sono ancora differenziate. I tempi e le modalità di questa discussione fra donne vanno rispettati e non possono essere "paternalisticamente" bypassati da uomini per ragioni opportunistiche. Ad abundantiam: molto spesso si sono verificati veri e propri conflitti tra normative a tutela degli Lgbtq+ e ragioni/interessi delle donne, come spiega benissimo qui Julie Bindel. Quindi: via la misoginia dal ddl Zan.

C'è almeno un altro tema significativo, che riguarda la "formazione" Lgbtq+ nelle scuole. Nel corso del dibattito che ha portato all'approvazione del ddl alla Camera, la maggioranza ha respinto perfino ragionevolissimi emendamenti che subordinavano al consenso dei genitori la partecipazione a questi "corsi" quanto meno per alunne-i e studenti di elementari e medie. Quindi la partecipazione sarebbe obbligatoria, in assoluta controtendenza rispetto al mondo anglosassone dove, dopo anni di queste pratiche e dopo averne constatato i danni, i governi stanno frenando con decisione: per esempio in UK associazioni Lgbtq+ come Mermaids non possono più accedere con la loro "formazione" alle scuole di ogni ordine e grado. Viceversa nelle scuole italiane queste occasioni si stanno moltiplicando, in particolare le iniziative di propaganda alla "libera identità di genere" e all'utero in affitto, mentre qualunque proposta di formazione da parte di donne che non tenga in primo piano i diritti Lgbtq+ non trova spazio nelle scuole e nelle università (è il cosiddetto no-platforming, vedere qui e qui).

Resta infine intatta la questione delle garanzie alla libera espressione del pensiero, con particolare riferimento al pensiero del femminismo radicale e gender critical, se è vero che come spiegato dallo stesso primo firmatario della lagge onorevole Zan la legge serve a instillare nelle persone un atteggiamento di prudenza”. "Prudenza” che già oggi viene “instillata” ovunque -nei giornali, nelle accademie, sui social- a suon di ban e di querele (vedere qui).

A nostro parere, quindi, l'ottima proposta elaborata da Arcilesbica andrebbe integrata (e modificata laddove non discute il fatto che la legge riguardi anche le donne).

Come potete vedere in questo tweet di WHRC Norvegia, appena 3 mesi dopo l'approvazione di una legge che include l'identità di genere come possibile oggetto di crimini d'odio, la parlamentare Jenny Klinge è stata denunciata per avere detto che "solo le donne partoriscono".

Questo è quello che ci aspetta.

Il femminismo e la legge Zan

L'augurio è anche che, qualora la legge venga calendarizzata, le ragioni già da tempo espresse dal femminismo (le trovate in questa petizione) trovino finalmente ascolto: finora non è avvenuto, diversamente da quanto affermato dall'ex-capogruppo Pd alla Camera nella sua dichiarazione finale di voto. Più precisamente, che vi sia finalmente la possibilità di essere audite in Commissione Giustizia.

Marina Terragni


La gran parte delle notizie pubblicate da Feminist Post non le leggerete altrove. Per questo è importante sostenerci, anche con un piccolo contributo: Feminist Post è prodotto unicamente grazie a lavoro volontario di molte e non gode di alcun finanziamento. Il contributo serve a coprire alcune spese indispensabili: dominio web, account zoom, assistenza tecnica etc).Se pensate che il nostro lavoro possa essere utile per la vostra vita, saremo grate anche del più piccolo contributo.  

Potete inviare a: ASSOCIAZIONE CULTURALE BLU BRAMANTE

CAUSALE OBBLIGATORIA: FEMINIST POST

IBAN: IT80C0200812914000104838541


Buona parte delle notizie pubblicate da Feminist Post non le leggerai altrove. Per questo è importante sostenerci, anche con un piccolo contributo: Feminist Post è prodotto unicamente grazie a lavoro volontario di molte e non gode di alcun finanziamento.
Se pensi che il nostro lavoro possa essere utile per la tua vita, saremo grate anche del più piccolo contributo.

Puoi darci il tuo contributo cliccando qui: Patreon - Feminist Post
Potrebbe interessarti anche
26 Maggio 2023
Stavolta sì: sulla pelle dei bambini
Contro la sentenza della Corte di Cassazione, che impedisce la trascrizione integrale degli atti di nascita dei bambini nati da utero in affitto ammettendo che solo il genitore biologico venga nominato e indicando per il suo compagno/a la stepchild adoption, a Milano alcune coppie di uomini starebbero intraprendendo una nuova forma di resistenza: non registrare nemmeno il genitore biologico -o entrambi o nessuno- lasciando il figlio in un limbo amministrativo in cui, in questo caso sì, resterebbe privo dei più elementari diritti, dal pediatra alla scuola
Dopo che la Prefettura di Milano, in applicazione di una sentenza della Corte di Cassazione, ha bloccato le trascrizioni degli atti integrali di nascita dei bambini nati per iniziativa di coppie dello stesso sesso -indicando come strada la trascrizione del solo genitore biologico e per il suo compagno/a la stepchild adoption, ovvero l'adozione in casi particolari, perfettamente legittimante- al comune di Milano si starebbe verificando questo, secondo quanto riportato dalla vicepresidente PD del Consiglio Comunale, Roberta Osculati: le coppie di […]
Leggi ora
15 Maggio 2023
Jama: quando gli uomini partoriscono
In un incredibile studio di recente pubblicazione la rivista dell’American Medical Association, tra le più importanti del settore, prova a dare fondamento scientifico all’idea che il parto non sia un’esperienza solo femminile. Perché se fosse esclusiva sarebbe anche escludente. Un’operazione sul linguaggio in colluttazione con la realtà
Come si sa ci sono parole che non si possono più utilizzare soprattutto nei documenti e negli studi scientifici internazionali. In cima all'elenco delle parole tabuizzate tutti i termini che hanno a che vedere con la differenza femminile intesa come possibilità esclusiva di mettere al mondo esseri umani, e dunque: "donna" -se biologicamente intesa e non aperta a definire persone non nate donne-, "madre" e "materno", "seno", con riferimento all'allattamento e così via. L'operazione sul linguaggio ha l'obiettivo di qualificare […]
Leggi ora
13 Maggio 2023
Nelle norme contro la violenza sulle donne si parli di sesso e non di "identità di genere": lettera aperta al Parlamento Europeo
La violenza contro le donne non si potrà contrastare se i testi di leggi e trattati non faranno chiaramente riferimento al sesso e non al “genere”. Ci uniamo a gruppi femministi e gender critical in un appello ai parlamentari europei che si esprimeranno sulla proposta antiviolenza della Commissione: scrivete chiaramente nel testo che le donne e le ragazze sono le persone di sesso femminile e non lasciate alcuno spiraglio alla gender ideology
Anche noi abbiamo sottoscritto la lettera alla Commissione europea sulla lotta alla violenza contro le donne e agli abusi domestici redatta da WORIADS, coalizione di cittadine-i gender critical che ha l’obbiettivo di informare e sensibilizzare le istituzioni europee sui pericoli dell’identità di genere. La lettera chiede che le norme europee sulla violenza contro le donne riconoscano chiaramente la categoria del sesso biologico. Riportiamo a seguire il testo completo che sarà inviato ai membri del Parlamento Europeo che si esprimeranno sulla […]
Leggi ora
11 Maggio 2023
La Convenzione di Istanbul è delle donne! La destra non ostacoli la ratifica dell'Europa
Astenendosi dal voto di ieri, preliminare all’adesione europea al più importante trattato contro la violenza sulle donne, gli europarlamentari di Lega e Fratelli d’Italia cedono alle pressioni dei Pro Vita che leggono quel documento come anti-famiglia e pro-gender (le stesse preoccupazioni espresse dal premier turco Erdogan). Ma l’Italia ha già aderito alla Convenzione e a quanto pare l’orientamento del governo non sarebbe questo. E le rivendicazioni Lgbtq non c’entrano nulla. Le donne tra due fuochi misogini: l’estremismo religioso e le strumentalizzazioni queer
Ieri in Europa è stata approvata una risoluzione chiede all’Ue di aderire alla Convenzione di Istanbul (2011), il più importante trattato internazionale -giuridicamente vincolante- contro la violenza sulle donne e la violenza domestica. L'Italia ha già ratificato la Convenzione nel 2013, mentre 6 paesi europei (Bulgaria, Cechia, Ungheria, Lettonia, Lituania e Slovacchia) non l'hanno ancora fatto. Il voto di ieri è preliminare all'adesione dell'intera UE alla Convenzione. Incredibilmente gli eurodeputati di Fratelli d'Italia e della Lega si sono astenuti dal voto. […]
Leggi ora
8 Maggio 2023
ANCHE LA GERMANIA AVRA' LA SUA LEY TRANS
Il Bundestag si prepara a votare una proposta sul modello dell’orribile legge spagnola che consente la libera scelta del genere anche ai minori con una semplice autodichiarazione all’anagrafe (oltre alla possibilità di cambiare più volte idea). Anche qui in prima linea una donna di sinistra omologa di Irene Montero: la ministra Verde per gli Affari Femminili Lisa Paus. Ma servirà il parere della Corte Costituzionale Federale che esprime molti dubbi sulla cancellazione della categoria “sesso”
Che cos'è una donna? La risposta che il ministro della Giustizia Buschmann (FDP, Partito Liberale Democratico) e la ministra per gli Affari Femminili Lisa Paus (Verdi, nella foto) danno a questa domanda è: una donna è chi dichiara di essere una donna. Questo è il fulcro del "progetto di legge sull'autodeterminazione in materia di registrazione di genere" che entrambi i ministeri hanno ora presentato. Con una semplice dichiarazione all'anagrafe, in futuro tutti potranno cambiare il proprio sesso: da maschio a […]
Leggi ora
5 Maggio 2023
La "ruota" non basta: un aiuto alle madri che desiderano esserlo
Le culle per la vita e la possibilità di partorire in anonimato sono presidi importantissimi. Ma il biglietto lasciato dalla mamma di Noemi, la bambina lasciata presso la sede della Croce Rossa a Bergamo, parla di un desiderio che le circostanze hanno reso impraticabile. Serve un luogo in cui quando vogliono essere madri le donne in difficoltà possano trovare tutto il sostegno e l’affiancamento necessari
Alla bambina lasciata dalla madre nella Culla per la Vita a Bergamo -una volta si chiamava Ruota- è stato dato il nome di Noemi. Noemi avrà presto una famiglia e una casa, per lei ci si augura "tutto il bene e la felicità del mondo", come se l'è augurato sua madre in un biglietto toccante che in poche righe riesce a raccontare una vita:   "Nata stamattina 3/5/2023, a casa. Solo io e lei come in questi 9 mesi. Non posso, ma […]
Leggi ora