Questa mattina in provincia di Lodi, a Casalmaiocco, un bambino di 11 anni, Gioele, è stato strappato con la forza ed allontanato in modo improvviso e traumatico dalla madre con cui viveva.
Ecco i fatti come vengono raccontati da un'attivista di MaternaMente presente in quel momento:
"Deborah e suo figlio erano stati convocati per un incontro dai servizi sociali stamattina. L'incontro si è svolto online e i ss hanno usato toni rassicuranti. La mamma si è poi recata in comune per restituire le chiavi della casa popolare occupata dalla sua mamma, da poco deceduta, sollecitata dal sindaco a fare la restituzione in giornata. Una volta entrata è stata trattenuta con violenza da undici persone in una stanza. Il bambino era in piazza nelle vicinanze del comune, con una attivista di MaternaMente socia anche di MovimentiAMOci Vicenza. Improvvisamente è stata avvicinata da un uomo, ha cercato di portare via il bambino e successivamente di impedire il prelievo. È stata trattenuta mani e piedi da cinque persone e il bambino è stato portato via urlante. Le è stato impedito successivamente di riprendere e filmare dal controllo costante delle forze di polizia. Un'ambulanza è stata posizionata davanti al Comune per far credere che il piccolo fosse ancora dentro. In realtà una testimone oculare ha poi riferito di aver visto una macchina dei servizi sociali uscire dal retro del Comune prima ancora dell'arrivo dell'ambulanza. La nostra attivista sporgerà denuncia per la violenza e brutalità del prelevamento".
Qui il racconto di Deborah in una diretta Facebook.
Qui il momento drammatico in cui Deborah viene letteralmente sequestrata: come potete vedere, Deborah è perfettamente lucida e in se stessa, nonostante la violenza ingiustificabile che sta subendo.
Tutto questo quando una recente sentenza della Cassazione, relativa al caso di Laura Massaro, abbia escluso che i bambini possano essere prelevati con la forza, definendo questi prelievi fuori dallo stato di diritto.
Da anni gruppi di madri e di donne in tutta Italia protestano vigorosamente contro la violenza istituzionale. Donne che hanno figlie e figli da ex-mariti ed ex-compagni violenti che sono costrette di fatto dalla legge sull’affido condiviso (legge 54/2006) a condividere la genitorialita con l’ex-partner, pena la decadenza della responsabilità genitoriale o l’allontanamento - spesso definitivo - dai figli.
Non si sono registrati ad oggi casi inversi, in cui un figlio collocato dal padre sia stato in seguito costretto, con intervento della polizia, a riavvicinarsi alla madre per garantire la legge 54/2006. Madri e padri, donne e uomini, anche in queste situazioni, si comportano in modo differenti. Eppure ci si ostina, a destra e a sinistra, a proclamare una falsa parità che porta a risultati grotteschi e disumani come gli allontanamenti di figli minori da madri protettive che hanno denunciato la violenza coniugale.
La scorsa estate si sono verificati altri gravi casi in seguito ai quali con altre associazioni di donne abbiamo scritto alla Ministra dell’Interno Lamorgese per mettere fine alla pratica dei prelievi coatti, contraria a ogni norma di salute pubblica.
La Commissione Femminicidio del Senato ha analizzato decine di fascicoli che documentavano la grave forma di vittimizzazione secondaria subita da donne e madri già spesso provate da pregresse situazioni di violenza domestica, stalking giudiziario e pregiudizi misogini della società.
Nonostante questo con la chiusura dell’anno scolastico il figlio di Casalmaiocco questa mattina e’ stato allontanato in modo traumatico ed improvviso dalla madre. Solo gravi rischi e maltrattamenti potrebbero forse giustificare questi interventi da parte delle forze dell’ordine. Eppure alla logica della protezione dei minori viene contrapposta l’errata interpretazione del principio di bigenitorialita insito nella legge 54/2006 - che impone una parità sulla carta anche in situazioni complesse o di pregressa violenza e fa si che troppo spesso, nel nostro Paese come in tutto il mondo occidentale, una madre sia ritenuta inadeguata se non riesce a garantire il rapporto col padre, anche quando questi si sia dimostrato violento, abusante o gravemente inadeguato.
Così, attraverso un uso improprio della giustizia e delle istituzioni, la forza del patriarcato si fa valere senza che la vittima riesca ad alzare alla pari la propria voce, indebolita e ritenuta inaffidabile.
Veronica Tamborini
A seguire il testo da inviare via mail al sindaco di Casalmaiocco
sindaco@comune.casalmaiocco.lo.it
Alla c.a. di: preg.mo Dott. Marco Vighi Sindaco di Casalmaiocco
E p.c.: preg.mi Consiglieri Comunali del Comune di Casalamaiocco
OGGETTO: SOTTRAZIONE DI UN MINORE RESIDENTE A CASALMAIOCCO ( LO ) CON L’USO DELLA FORZA E DELL’INGANNO E CONSEGUENZE PER LA SALUTE PSICO-FISICA DEL BAMBINO NONCHE’ DELLA MADRE DELLO STESSO.
Gentile Sindaco,
Come donne e cittadine, ci sgomenta che Lei Sindaco, massima autorità deputata alla tutela della Salute sul suo territorio, si sia reso partecipe attraverso una “furbesca messa in scena” ( telefonata per chiedere di portarle le chiavi della casa comunale, affidata alla madre della signora Deborah D., deceduta pochi giorni fa, per altro ) al fine di attirare fuori casa la signora Deborah stessa a che venisse presa alla sprovvista, e venisse compiuto l’infame gesto autoritario e autorizzato del prelievo forzato di suo figlio. In presenza di testimoni.
Sottrazione che fra l’altro, che va contro l’Ordinanza della Cassazione n. 9691/2022 e viola la legge n. 77/2013 ( Convenzione di Istambul ).
ll Sindaco, a norma DLg 299/99, è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio
in termini di esercizio di funzioni di controllo sull’operato delle Asl territoriali; l’art. 6 del D.L. 92/2008,
modificando l’art. 54 del D. Lgs 267/2000 (TUEL - Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali)
ha inoltre ampliato le attribuzioni del sindaco nelle funzioni di competenza statale in relazione alla garanzia
della pubblica sicurezza. ll Decreto del Ministro dell’Interno 5 agosto 2008, ha disciplinato infine i compiti del
sindaco ed i suoi poteri di intervento, quale ufficiale del governo, in materia di sicurezza e incolumità
pubblica. Secondo il Decreto, ai fini di cui all’art. 54 del TUEL, per incolumità pubblica si intende anche
l’integrità fisica della popolazione residente sul territorio comunale.
Tali responsabilità permangono, pur nella delega operata nei confronti dell’Amministrazione Provinciale sulla
gestione dei Servizi Sociali e delle correlate operatività, e vengono anche in parte condivise con l’intero Consiglio Comunale.
L’amministrazione pubblica è al servizio della persona, del cittadino, della famiglia e della comunità;
promuove la solidarietà sociale e la coesione, tutelando i diritti fondamentali della persona quali individuati
dalla Costituzione Italiana, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e dalla dichiarazione
Universale dei Diritti dell’uomo.
In virtù dei poteri e dei doveri assegnategli dalla Legge ed in ossequio alla legislazione internazionale, La esortiamo pertanto ad assumere una considerazione ampia e rigorosa del concetto di pubblica salute e sicurezza: strappare un bambino trascinandolo con la forza e contro la sua espressa volontà alla propria madre, provocandogli angoscia ed estrema sofferenza, è un’azione che mina l’integrità psicofisica del minore e ne mette oggettivamente a rischio la salute.
Non ci può essere alcun valido motivo, in assenza di comportamenti oggettivamente minanti i diritti, la salute e la sicurezza del minore, di allontanarlo dal proprio nucleo famigliare, dai propri legami fondamentali, dalla madre che lo ha messo al mondo amato e protetto.
Nessuna protesta o tardivo cambio legislativo potrà sanare il danno inferto a queste figli e figli e a queste donne. Lo Stato dimostra di non sapere aiutare madri sole impegnate nello sforzo di una vita protetta e al riparo da violenza. I discorsi di questi mesi sulla denatalità risultano estranei e del tutto dissonanti rispetto alla continua denigrazione della funzione materna.
Recuperare la connessione con la propria umanità, fragilità e con la verità delle nostre vite a partire dalla nascita e dalla cura può essere il primo passo anche per mettere fine a queste violenze.
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