Ddl Zan: la spallata di Beppe Sala

Il sindaco "candida" Milano come punta di diamante nella lotta per l'approvazione per il ddl Zan. Che conferma di avere al suo centro cancellazione del sesso e libera scelta del genere
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Ieri a Milano il più "politico" dei Pride: di qui la "spallata", come è stato detto, per l'approvazione della legge Zan. Ecco alcune delle cose più significative dette dal palco della manifestazione.

Alessandro Zan: "Chi critica la legge non l'ha mai letta. Non possiamo mediare sulla carne viva delle persone. Togliere un pezzo della legge può avere ricadute pesantissime. Togliere identità di genere significa abbandonare le persone trans. Se si toglie non chiamatela più legge Zan".

In verità forse nessun testo di legge è stato più letto e scandagliato del ddl Zan: l'osservazione di Zan è sprezzante e non veritiera. Inoltre togliere identità di genere non significa affatto abbandonare le persone trans. Sostituire identità di genere con identità transessuale significa piuttosto nominare le persone trans, cosa che la legge non fa, promuovendo invece un percepito impalpabile che è cosa ben diversa dalla realtà concreta delle persone transessuali.

Monica Romano, transwoman: "Basta giudici, basta psichiatri. La nostra lotta è intersezionale o non sarà".

Guglielmo Giannotta, transman: "Siamo contro il business del transificio che nega l'autodeterminazione delle persone trans. Basta con psicologi, psichiatri, giudici. Non ho bisogno di nessuno per vivere come persona trans. La legge 164/82 -sulla rettificazione anagrafica dopo l'avvenuto cambio di sesso, ndr- è datata e incompleta. In Lombardia vogliamo essere il faro, modifichiamo le procedure a livello regionale. Dovrebbe essere una procedura amministrativa, come in molti Stati".

Sia Monica Romano sia Guglielmo Giannotta confermano dunque che l'identità di genere è il vero core del ddl Zan, il primo passo verso l'autocertificazione di genere o self-id.

Barbara Toncelli, transfemminista: "Le donne trans sono donne, forse anche più delle altre. C'è una sezione estremista del femminismo che le esclude, proponendo in modo speculare schemi patriarcali".

Le estremiste siamo noi.

Maria Elena Mantovani, Famiglie Arcobaleno, chiede la registrazione nell'atto di nascita del genitore non biologico e "il libero accesso alle tecniche di procreazione assistita (Pma e utero in affitto, ndr) per tutte e tutti, adozione e affido, una scuola laica e inclusiva".

Un altro punto di programma, la depenalizzazione del ricorso a utero in affitto, viene nuovamentee confermato.

Beppe Sala, sindaco di Milano, chiede che il ddl venga approvato senza modifiche e al più presto: "Sul ddl Zan la penso in modo secco e pragmatico. Se ci fosse tempo per la discussione, discuteremmo. Ma chi non lo vuole, vuole solo spostare in là la cosa. Il tempo è scaduto. Dico alla mia parte politica, andiamo a contarci in Parlamento, corriamo il rischio della conta. Il messaggio che arriva da Milano è: approviamo in fretta il ddl Zan".

In verità il tempo per discutere -e questo è un tema che merita un'amplissima discussione- ci sarebbe stato, e dovrebbe sempre esserci. Non è certo questo un tema sul quale essere "secchi e pragmatici". Non si tratta dell'approvazione di un'opera pubblica. Ma si è fatto di tutto per non discutere e per approvare in fretta e furia anche al Senato com'è avvenuto alla Camera. Non è certo questo un tema sul quale essere "secchi e pragmatici". Non si tratta dell'approvazione di un'opera pubblica. Il sindaco è in campagna elettorale e ha deciso di forzare, sapendo bene di non rappresentare con questa sua posizione le critiche argomentate di un'ampia parte di milanesi.

Marina Terragni


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