Uteri femminili in corpi maschili

Il sogno invidioso di sempre -poter fare figli senza le donne, cancellare le madri, insomma il Graal- è sempre più vicino a realizzarsi: nel giro di 5-10 anni anche le persone trans MtF, biologicamente uomini, potranno ricevere un trapianto di utero e condurre una gestazione. Desiderio-diritto “inclusivo” che migliorerebbe la qualità della loro vita e attenuerebbe i sintomi della disforia. Mentre la vita e la salute di bambine e bambini nati da queste pratiche non preoccupano i bioetici
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Euronews dà conto dei rapidi progressi della ricerca sul fronte del trapianto di utero, con particolare riferimento alla richiesta delle persone trans MtF il cui corpo resta biologicamente maschile, mentre le persone FtM, se conservano il loro apparto genitale femminile, possono intraprendere una gravidanza come qualunque altra donna: i "padri incinti" di cui la stampa mainstream ama dare notizia non sono altro che donne che si autoidentificano come uomini.

Nell'articolo, che qui traduciamo, le donne vengono definite donne cis-, suffisso che abbiamo volontariamente omesso. Inoltre si ragiona sul desiderio delle persone trans MtF -trasformabile in un diritto "inclusivo"- e sul profilo legislativo della questione. Di più: i bioetici e gli esperti interpellati considerano il trapianto di utero e un'eventuale gravidanza che ne seguirebbe come una sorta di terapia per le persone trans MtF, che consoliderebbe la loro autopercezione di sé come donne e allevierebbe il disagio della loro disforia.

A queste novità vanno aggiunte le promettenti ricerche sui gameti -ovuli e spermatozoi- prodotti da cellule staminali, che renderebbero superflue le "donazioni" (leggete qui).

Non una parola invece sulle bambine e sui bambini che in un futuro non lontano potrebbero nascere da queste pratiche -gravidanze in corpi maschili-, sulla loro salute fisica e psicologica, sul loro diritto a essere preservati da uno stress così grande. Il loro disagio non conta. La loro vita non è meritevole di ragionamenti bioetici. Il destino dell'umanità e la cancellazione della madre non vengono ritenute questioni significative. Si esprime, piuttosto, una certa preoccupazione per il fatto che un'eventuale donatrice potrebbe esprimere la sua preferenza per una donna come lei, "escludendo" di donare il proprio utero a maschi biologici che si percepiscono come donne.

Non si nomina nemmeno il fatto che il sogno maschile di poter gestare e mettere al mondo facendo a meno delle donne -invidia dell'utero che conosce il suo acme nel rovesciamento freudiano in invidia del pene- costituisce l'anima millenaria della costruzione patriarcale, la coppa piena di sangue rappresentata in modo trasparente dal mito del Graal (qui nell'immagine raffrontabile con quella di un utero) e resta tuttora il perno attorno al quale ruota grande parte della ricerca sulla fecondazione assistita.

Uteri femminili in corpi maschili
Uteri femminili in corpi maschili

Un anno fa la notizia che un chirurgo di Nuova Delhi avrebbe presto tentato un trapianto uterino in un uomo che si identifica come donna transgender, operazione finora mai eseguita con successo su un corpo maschile, successo che invece è già stato registrato in donne con problemi di infertilità riconducibili a problemi di utero.

Il primo parto da trapianto di utero ha avuto luogo in Svezia, nel 2014. Oggi sarebbero 90 i trapianti di utero effettuati in tutto il mondo a partire dalla fine del 2021, con la nascita di circa 50 bambini.

Mats Brännström, docente di ostetricia e ginecologia e primario presso l'Università di Göteborg in Svezia, ha fatto nascere il primo bambino nato a seguito di un trapianto uterino e dice ricevere spesso e-mail da persone "assegnate come maschi alla nascita" (ovvero maschi biologici) che gli chiedono informazioni sulla procedura. "Dico loro che non abbiamo fatto abbastanza ricerca" spiega "ma penso che sarà possibile in futuro. Potrebbero volerci cinque o dieci anni, direi". E aggiunge: "Se si tratta di un metodo efficace e privo di rischi, non credo che esistano limiti etici".

Secondo Nicola Williams, docente di bioetica media presso l'Università di Lanaster, "ci sono sicuramente ragioni basate sull'uguaglianza per considerare i trapianti di utero nelle donne transgender. Ma ci sono anche considerazioni ormonali e anatomiche che fanno sì che non sarà possibile trasferire direttamente questa procedura alla popolazione transgender (...) per garantire che la procedura sia sicura ed efficace, saranno necessari molti studi su modelli computerizzati, animali maschi e su cadaveri maschili".

"Eticamente non vedo alcuna obiezione di principio all'offerta di questo intervento alle donne trans" dice Stephen Wilkinson, docente di bioetica presso la stessa università: "Ci sono molte ragioni etiche positive per farlo. Se trattiamo le donne trans come donne e accettiamo la loro identità di genere, e le trattiamo allo stesso modo nella legge e nelle pratiche sociali, la loro richiesta sia vale quanto quella di chiunque altra".

In collaborazione con altri ricercatori, Wilkinson e Williams hanno condotto un sondaggio su 182 donne transgender (vedere lo studio qui): la maggior parte concorda sul fatto che la capacità di gestare e dare alla luce bambini migliorerebbe la percezione della propria femminilità e allevierebbe i sintomi della disforia.

"Sono fermamente convinto che il trapianto di utero consenta un tipo specifico di esperienza", ha affermato Chloe Romanis, docente di biodiritto presso l'Università di Durham e ricercatrice presso l'Università di Harvard, Stati Uniti. "Volere essere un genitore è una cosa, ma voler essere un genitore gestazionale è un'altra; è un'esperienza davvero unica. Quindi penso che sia qualcosa che dobbiamo rispettare".

In cosa differiscono i trapianti di utero dagli altri trapianti?

Per prima cosa sono pensati per essere temporanei: una donna riceve un utero, le viene impiantato un embrione creato tramite fecondazione in vitro (IVF), partorisce con taglio cesareo e infine subisce un'isterectomia per non essere costretta ad assumere immunosoppressori per un periodo più lungo del necessario, il che può aumentare il rischio di sviluppare il cancro. Le cose potrebbero diventare più complicate se la ricevente chiedesse un trapianto di utero permanente, che non potrebbe essere inteso come procedura salvavita.

Inoltre come si deciderebbe chi ha la priorità in une eventuale lista d'attesa? Una donna nata senza utero o che ha subito un'isterectomia dopo il cancro, o una trans?

Dice Laura O'Donovan, ricercatrice associata che lavora con Williams. e Wilkinson alla Lancaster University. "Questi trapianti non vengono eseguiti su donne nate senza utero per consolidare la loro identità femminile e consentire loro di avere le mestruazioni; qui c'è un chiaro scopo riproduttivo (...) Un trapianto di utero in donne transgender migliora la qualità della vita, non è salvavita".

Cosa succederebbe, ad esempio, se una donatrice specificasse che vorrebbe donare il proprio utero solo a una donna e non a una trans? E come si deciderebbe che il bisogno di una destinataria è maggiore di quello di un'altra?

"Personalmente credo che entrambe queste cose siano importanti" dice ancora Romanis "e confrontarle comporta il pericolo di mettere due gruppi di donne l'uno contro l'altro in un modo che... è molto pericoloso. E finisce per emarginare i gruppi minoritari".

Oltre alle considerazioni etiche vi sono questioni legali: ad esempio, negare tali trapianti alle donne transgender violerebbe le leggi antidiscriminatorie?

"Nel Regno Unito, ad esempio, con l'Equality Act sarebbe illegale discriminare sulla base del sesso di qualcuno" dice O'Donovan. "Pertanto, le donne transgender non possono essere soggette a discriminazione sulla base di questa caratteristica e di conseguenza, se i trapianti di utero diventassero mainstream, potrebbe essere illegale rifiutarsi di eseguirne uno su una donna transgender esclusivamente a causa della sua identità di genere".

Romanis ricorda il dibattito tra gli accademici britannici sulla legge nazionale sulla fecondazione umana e l'embriologia del 2008, secondo la quale un embrione deve essere impiantato in una donna: "Si è discusso della posizione di una donna trans. La maggior parte delle persone di mentalità liberale hanno letto la nostra legislazione sull'uguaglianza e hanno detto che in base alla legge una donna trans è una donna. Quindi, purché abbiano superato il processo legale per essere riconosciute come donne, devono poter accedere a fecondazione in vitro se hanno un utero trapiantato". Secondo l’accademica i trapianti di utero sono solo una dell'intero spettro di tecnologie di gestazione assistita, piccola parte di un futuro tecnologico molto più ampio che comprende anche cose come la maternità surrogata e perfino placente artificiali o entità che potrebbero gestare all’esterno. del corpo. "Penso che queste tecnologie abbiano il potenziale per cambiare davvero il modo in cui pensiamo alla gestazione assistita" dice."E penso che potrebbero portare benefici reali ai gruppi emarginati, a patto che vengano applicati in un certo modo".

introduzione e traduzione di Marina Terragni, articolo di Euronews qui.


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