L'identità di genere ci ingabbia di nuovo negli stereotipi sessisti

Le donne hanno molto lottato contro gli stereotipi, liberando tutte e tutti. Il self-id va nel senso opposto: ricostruisce le gabbie patriarcali. E il corpo femminile è sempre il campo di battaglia. Si deve tornare a quella lotta, per restituire a ragazze e ragazzi lo spazio della loro libertà. Contro il diktat transattivista che impone nuove norme che la imprigionano
Condividi questo articolo

La lotta contro gli stereotipi di genere è stata una lotta delle donne: il pensiero della differenza l'ha chiamata libera significazione della differenza sessuale.

Voleva dire, nella costruzione della propria vita, sottrarsi all'obbligo di corrispondere ai desideri e alle aspettative maschili, cristallizzate in immagini e ruoli a cui si è dato il nome di stereotipi di genere. Voleva dire, per una donna, potere studiare e lavorare, oppure no, essere madre o non esserlo, dire, fare, comportarsi, abbigliarsi secondo la propria vocazione e il proprio desiderio.

E' stata una mossa importante che ha portato libertà a tutte e tutti. Anche un buon numero di uomini, infatti, ha approfittato di questa libertà inaugurata -quanto meno nella sua forma "di massa"- dal femminismo di Seconda Ondata.

Qualche esempio di quel tempo: un caro amico che significava la sua lotta contro la prigione degli stereotipi e la sua "diserzione" dal compito del dominio scrivendo un libro, L'Antimaschio. Critica dell'Incoscienza Maschile (era il 1977), dove si legge: “Per il maschio cosa sia la donna resta sostanzialmente un mistero, ma cosa invece debba fare una donna, in casa, per il marito, quello diventa chiaro prestissimo. Tutti i lavori di casa non sono per lui”. E lavorando ostentatamente a maglia (performance) durante le riunioni politiche. Lui era eterosessuale, altri invece, omosessuali, significavano la loro lotta citando la donna nei modi e nell'abbigliamento per dire della comune oppressione da parte del patriarcato eterosessista. Questo era il queer, in radice (oggi è ben altro).

L'identità di genere ci ingabbia di nuovo negli stereotipi sessisti

Altri ancora partecipavano silenziosi e a latere al "cerchio di carne" degli incontri fra donne, ponendosi in ascolto della sapienza femminile. O ancora, anche qui a metà tra azione politica e performance, davano vita a gruppi come il Movimento degli Uomini Casalinghi, che si sottraeva all'obbligo del dominio citando un ideale mondo matrilineare, in cui il compito di governare la convivenza umana toccava alle donne.

L'identità di genere ci ingabbia di nuovo negli stereotipi sessisti

Nessuno di questi uomini "autocoscienti" affermava di essere una donna e di volerla sostituire. Il movimento, anzi, era l'opposto: fare spazio alle donne, là dove la mossa inaugurale del patriarcato dal quale intendevano disertare era stata sottrarre spazio alle donne, spingerle ai margini, renderle oggetti da possedere e dominare, istituire l'ordine simbolico maschile come l'universale di cui le donne erano l'eccezione. In una parola, prenderne il posto.

La cosiddetta identità di genere fa un lavoro nella stessa direzione del fallogocentrismo sessista: ne prende il posto. Sottraendo alle donne perfino la possibilità di nominarsi donne, rendendo insignificanti i loro corpi e la potenza materna, re-imponendo il primato di una nuova anima impalpabile -l'identità, l'inner feeling- sulla materia, ri-sospingendole ai margini, sostituendole, rendendole il lumpenproletariat della donnità.

E restituendo forza a quegli stereotipi di genere che rientrano prepotentemente e rovinosamente in campo.

Mi vesto "da donna", mi muovo "come una donna", intervengo cosmeticamente, chimicamente e chirurgicamente sul mio corpo per renderlo più simile possibile a quello di una donna -in funzione dello sguardo e del desiderio eterosessuale maschile- e questo fa di me una donna più donna delle donne bio o "cis" proprio perché l'ho scelto, perché è un mio gesto libero e non un "privilegio" che mi è toccato senza alcun impegno per conseguirlo.

E' proprio su questa parola, "privilegio", che va messo il più dell'attenzione per inventarsi nuove pratiche politiche di liberazione (vedere qui).

La giusta lotta contro gli stereotipi di genere e il destino obbligato in base al sesso di nascita non ha niente a che vedere con la "libera" identità di genere e il self-id.

L'identità di genere ricostruisce la gabbia degli stereotipi.

Si tratta di restituire alle giovani e ai giovani e anche alle bambine e ai bambini, target bombardato dalla transpropaganda soprattutto nelle scuole e nelle università, il senso libero della differenza sessuale e la libertà dagli stereotipi tossici. E' un lavoro difficilissimo, tra Scilla e Cariddi, ma indispensabile.

Nelle scuole si dovrebbe mostrare l'ottima serie sulla vita di adolescenti fluid, We are who we are (foto in apertura) di Luca Guadagnino, regista omosessuale. Che dice: “Credo che a 15 anni sia difficile pensarsi in un certo modo per sempre. Cambiamo costantemente, figuratevi se non cambia una persona di 15 anni che sogna di diventare maschio pur essendo femmina. Lo desidera davvero? Forse, o forse no... Molti miei amici Lgbt+ non contemplano la possibilità del dubbio. Di fronte alla sofferenza della discriminazione e dell’emarginazione, realtà che conosco e hanno tutta la mia solidarietà e compassione, la risposta è spesso paradossalmente normativa, assertiva e apodittica…".

La disforia di genere è una condizione minoritaria -per fortuna- e dolorosa e non il paradigma della libertà umana.

Per il maggior numero si tratta di praticare la libera significazione di se stessi - e del proprio orientamento sessuale- nel proprio corpo di donna o di uomo, che molto raramente è sbagliato. O forse mai del tutto.

Marina Terragni

SOSTIENI FEMINIST POST! Become a Patron!


Buona parte delle notizie pubblicate da Feminist Post non le leggerai altrove. Per questo è importante sostenerci, anche con un piccolo contributo: Feminist Post è prodotto unicamente grazie a lavoro volontario di molte e non gode di alcun finanziamento.
Se pensi che il nostro lavoro possa essere utile per la tua vita, saremo grate anche del più piccolo contributo.

Puoi darci il tuo contributo cliccando qui: Patreon - Feminist Post
Potrebbe interessarti anche
30 Novembre 2023
Nata da madre in affitto
Olivia Maurel, 32 anni, è nata da una madre surrogata e oggi si batte in prima linea contro la pratica che definisce “atroce” e “mostruosa”. Ha sempre saputo che qualcosa non andava nella sua famiglia. Soffre di depressione, ha avuto problemi di alcolismo e ha tentato più volte il suicidio. Solo recentemente ha scoperto la verità sulle sue origini e di aver subito il trauma dell’abbandono. “A nessun bambino” dice “deve più capitare quello che è successo a me”
Commerciale o "altruistica" la surrogata va abolita. Sono le parole di Olivia Maurel, nata nel dicembre 1991 in Kentucky da surrogata tradizionale (ovvero in cui anche l'ovocita appartiene alla "madre in affitto", ndr) che in una conferenza al parlamento della Repubblica ceca ha raccontato la sua esperienza. Oggi, sposata con due figli a Cannes, "fiera di esser femminista" come si legge sulla sua pagina X, si batte contro la surrogata. La sua testimonianza, molto preziosa in quanto sono ancora pochissimi […]
Leggi ora
10 Novembre 2023
Accademici britannici contro la cancel culture
Il prossimo 20 novembre sarà presentato il London Universities Council for Academic Freedom, ente che riunisce un centinaio di docenti delle maggiori università inglesi con l’intento di lottare contro la censura e il pensiero unico che negli ultimi anni hanno impedito il confronto e la libertà accademica compromettendo la formazione di migliaia di studenti. Nel mirino soprattutto realtà Lgbtq+ come Stonewall che hanno pesantemente influenzato l’istruzione universitaria e superiore. Era ora, and go on!
Come riportato dal The Telegraph oltre un centinaio di accademici provenienti dalle migliori università britanniche hanno unito le forze per fronteggiare la crescente minaccia della cancel culture attraverso la creazione di un nuovo ente dedicato alla libertà accademica. In una pionieristica iniziativa gli studiosi hanno dato vita al "London Universities Council for Academic Freedom" (Consiglio delle università londinesi per la libertà accademica), che coinvolge tutte le istituzioni accademiche della capitale tra cui l'University College London (UCL), il King's College London, […]
Leggi ora
8 Novembre 2023
Canada: infermiera gender critical rischia il posto
Amy Hamm lavora in un reparto di psichiatria ed è sotto inchiesta per avere promosso in rete i diritti delle donne basati sul sesso e la tutela dei minori. Il BCCNM, ente che regolamenta la professione infermieristica, intende sospenderla a meno che non partecipi a un programma di rieducazione ma Amy si oppone: l’udienza è in corso. La giornalista USA Megyn Kelly l’ha intervistata
L'infermiera canadese Amy Hamm - una delle fondatrici della coalizione no-profit Canadian Women Sex Based Rights (caWsbar) - lavora in un reparto di psichiatria acuta specializzato in salute mentale e consumo di sostanze. Amy rischia di perdere la propria licenza infermieristica e il lavoro poiché avrebbe promosso in rete i diritti delle donne basati sul sesso e la tutela dei minori. Negli ultimi anni, Amy è stata oggetto di un'indagine da parte del British Columbia College of Nurses & Midwives […]
Leggi ora
6 Novembre 2023
Basta farmaci a bambine/i con disforia di genere!
Per molti anni pioniera dei trattamenti a base di puberty blocker e ormoni per minori “non conformi al genere” oggi la psichiatra finlandese Riittakerttu Kaltiala denuncia queste “terapie” come pericolose, inutili e prive di riscontri scientifici. E invita i medici di tutto il mondo a trovare il coraggio di rompere il silenzio imposto dalla censura degli attivisti e dal muro di gomma dei media
In Italia persiste un ostinato silenzio sui trattamenti farmacologici destinate alle/ai minori con disforia di genere (puberty blocker, ormoni cross sex, chirurgia di "riassegnazione del sesso") secondo il protocollo della cosiddetta terapia affermativa del genere. Non è possibile sapere quante/i minori siano stati trattati o stiano intraprendendo il trattamento, in quanti e quali centri vengano trattati e con quali percentuali di "successo" (o insuccesso). Mentre in tutto il mondo occidentale il dibattito è aperto da tempo e in alcuni Paesi […]
Leggi ora
4 Ottobre 2023
UK: fuori dai reparti ospedalieri femminili gli uomini che "si identificano" come donne
All’iniziativa woke dell’ordine dei medici britannico che ha ordinato ai propri associati di non utilizzare più i termini “donna” e “madre” risponde il governo Sunak che ripristina il criterio del sesso biologico e abbandona quello dell’identità di genere nel servizio sanitario. Perché c’è bisogno di tornare al buon senso
In UK infuria la battaglia sugli spazi fisici e simbolici riservati alle donne. All'ordine dei medici britannico (General Medical Council) che nelle sue linee guida ha ingiunto di cancellare le parole "donna" e "madre", risponde a breve giro l'iniziativa del governo Sunak che ripristina il criterio del sesso biologico e abbandona quello dell’identità di genere nel servizio sanitario: i transessuali MtF -cioè biologicamente maschi- non saranno più alloggiati nei reparti ospedalieri femminili anche se si identificano come donne. Questa settimana […]
Leggi ora
20 Settembre 2023
UK, non si può più dire "donna" o "madre": le disposizioni woke del General Medical Council
Decisione di inaudita violenza del registro dei medici britannici: la parola donna va cancellata a ogni livello. Non può essere nominata nemmeno quando si parla di maternità, di parto, di allattamento, di menopausa. Perfino il 999, numero delle emergenze, non può più chiedere di che sesso è la persona che chiede aiuto. I woke sanno benissimo che il corpo femminile è il principale ostacolo al progetto transumano. E vogliono cancellarlo perfino nel linguaggio
Continua a succedere: le donne e le madri vanno cancellate anche dal vocabolario, a ogni livello. Non si arrendono perché il simbolico materno è l'ostacolo più resistente al progetto transumano. Non ci arrenderemo neanche noi. Se lo scordino Il General Medical Council -ente pubblico che conserva il registro ufficiale dei medici nel Regno Unito- ha sostituito la parola "madre" con termini neutri nella sua guida alla maternità per il personale. La guida aggiornata per le dipendenti che rimangono incinte omette […]
Leggi ora