Ddl Zan: l'identità di genere può costare molto anche alle donne vittime di violenza

Condividi questo articolo

L'identità di genere al centro del ddl Zan, come abbiamo detto più volte, introduce un principio di assoluta indeterminatezza in una legge penale. In parole povere: essendo l'identità di genere qualcosa di indefinito, fumoso, fantasmatico e perfettamente equivocabile, non consente a cittadine-i di individuare con precisione l'oggetto del reato, non garantisce la chiarezza necessaria e non le-li pone quindi al riparo dal rischio di violare la legge senza saperlo. Questo non è ammesso dalla nostra Costituzione, che richiede "tassatività e determinatezza" (vedere qui). Non serve un giurista per capirlo.

Se io mi rivolgo al maschile rapportandomi a qualcuno che in base all'identità di genere si "auto-identifica" (self-id) come donna -pur mantenendo intatto il suo corpo maschile- potrei essere perseguita. Quindi potrei pagare per non aver saputo riconoscere ciò che è un mero percepito. Ma c'è un altro grave rischio connesso al ddl Zan: lo scorporo definitivo tra fatti e percezione, tra sesso e genere può costare molto alle donne vittime di violenza.

Elvira Reale si occupa da sempre di violenza contro le donne e di salute femminile, e ha dedicato molto del suo lavoro più recente a lottare contro l'invenzione misogina della Pas, Sindrome di Alienazione Parentale. Dirige il centro Dafne presso l'ospedale Cardarelli di Napoli ed è stata coordinatrice scientifica del master “Violenza contro le donne e percorso rosa in pronto soccorso" presso l’Università Vanvitelli.

Secondo Reale il ddl Zan comporta l'istituzione definitiva di due realtà parallele, una materiale e l'altra impalpabile e puramente mentale. Un rischio che è già molto chiaro alle donne. Nei tribunali civili assistiamo già allo scorporo tra i fatti ed i percepiti. Si mettono alla sbarra le percezioni delle vittime di violenza disancorate dai fatti, e si considerano le donne incapaci di modificare le loro percezioni, per poi etichettarle come patologiche e paranoiche -o misandriche- mentre non si  condannano gli autori dei fatti di violenza, relegati in un mondo fattuale divenuto fluido e relativizzato.

Quindi il ddl Zan potrebbe costituire un serio problema anche per la lotta contro la violenza sulle donne.

Preoccupa a maggior ragione il fatto che Alessandro Zan abbia affermato di intendere il suo ddl anche come un presidio "contro la misandria" (vedere qui).

Fermiamo il Ddl Zan, dice Elvira e noi tutte insieme a lei: è gravemente misogino (altro che legge "anche" contro la misoginia) e al servizio degli uomini etero, omo o trans.

Marina Terragni


Buona parte delle notizie pubblicate da Feminist Post non le leggerai altrove. Per questo è importante sostenerci, anche con un piccolo contributo: Feminist Post è prodotto unicamente grazie a lavoro volontario di molte e non gode di alcun finanziamento.
Se pensi che il nostro lavoro possa essere utile per la tua vita, saremo grate anche del più piccolo contributo.

Puoi darci il tuo contributo cliccando qui: Patreon - Feminist Post
Potrebbe interessarti anche
23 Marzo 2023
Petrillo: il mio corpo non conta, voglio usare le docce delle donne. E si ritira dai mondiali di Torun per motivi di "incolumità"
Vincere le gare non basta: Petrillo rivendica anche di usare gli spogliatoi femminili dopo che la Federazione Italiana di Atletica su richiesta delle atlete ha deciso per spazi riservati. “Lo stato mi riconosce come donna, i genitali maschili non contano. E poi" sbeffeggia “non sarà certo la prima volta che li vedono”. Intanto rinuncia ai prossimi mondiali per ragioni "di sicurezza "
Pochi giorni fa abbiamo pubblicato un resoconto della gara di Valentina nata Fabrizio Petrillo ad Ancona, con le reazioni delle atlete battute dal suo corpo maschile. Le atlete hanno spiegato chiaramente che, pur rispettando il percorso personale di Petrillo, atleticamente non sono alla pari e che si sentono discriminate. Le dichiarazioni rilasciate dalle atlete al Feminist Post sono state riprese da altre testate, tra cui Il Giornale (qui), e hanno provocato dei commenti da parte di Petrillo che ha aver […]
Leggi ora
21 Marzo 2023
“Abbiamo sbagliato”: pioniera dei bloccanti della pubertà ammette il danno
Susan Bradley, psichiatra canadese fondatrice negli anni Settanta di una clinica per minori “disforici” e autorità in questo campo oggi dichiara che il passaggio dalla terapia psicologica ai farmaci è stato un grave errore. Perché i loro effetti sono gravi e non reversibili, perché quei trattamenti sono “autoritari” e sperimentali. E perché in 9 casi su 10 la disforia dei bambini è solo temporanea e maschera altri disturbi
In un’intervista alla Daily Caller News Foundation, la dottoressa Susan Bradley, psichiatra canadese e pioniera del trattamento della disforia di genere nei bambini, si è schierata contro il popolare modello che prevede l’affermazione delle identità transgender dei bambini e la cura tramite l’utilizzo di medicinali che bloccano la pubertà, pratica a cui in passato aveva preso parte. Bradley aveva aperto una clinica pediatrica nel 1975 per i bambini affetti da disforia di genere, un profondo senso di malessere riguardante il […]
Leggi ora
17 Marzo 2023
L'ultracorpo maschile della transatleta Petrillo continua a vincere tutto. Le avversarie reagiscono
Valentina nata Fabrizio il 12 marzo ha nuovamente sbaragliato le avversarie ad Ancona. E arriva a 8 titoli master mentre prima della transizione -quando gareggiava con gli uomini- non ne aveva conseguito nemmeno uno. Ora si prepara ai mondiali. Qui un resoconto delle gare e le dichiarazioni delle atlete ingiustamente private della vittoria
Valentina nata Fabrizio Petrillo, classe 1973, quest’anno compie 50 anni e cambia categoria nelle gare di atletica master nazionali. L’11 e 12 marzo ad Ancona ha gareggiato per la prima volta nella categoria F50, cioè con le atlete donne dai 50 ai 54 anni. E di nuovo, con il suo ultra-corpo maschile, ha fatto facilmente incetta di trofei e di record che spettavano ad atlete donne. Ma com’è vedere dal vivo un ultra-corpo maschile gareggiare contro corpi femminili? Quali sono […]
Leggi ora
8 Marzo 2023
Slavoj Žižek: i bloccanti della pubertà sono capitalismo woke
Il filosofo marxista parla di wokeness, culto progressista della consapevolezza e del risveglio, dandone una suggestiva lettura psicoanalitica. E avverte che nonostante oggi appaia sotto attacco dovremo farci i conti ancora a lungo
In un suggestivo articolo pubblicato da Compact, intitolato Wokeness is here to stay -che qui traduciamo e riproduciamo parzialmente- il filosofo marxista Slavoj Žižek affronta il tema della wokeness, il movimento del "risveglio", analizzandone le criticità ma sottolineando anche le ragioni per le quali dovremo farci i conti ancora a lungo. Alcuni sostengono che la "wokeness" sia in declino. In realtà viene gradualmente normalizzata e conformata anche da coloro che interiormente ne dubitano, e viene praticata dalla maggior parte delle istituzioni accademiche, […]
Leggi ora
3 Marzo 2023
La transessualità non è un pranzo per genderqueer
Essere transessuali non è transgenderismo ma un’esperienza profondamente drammatica e dall’esito incerto. Che nulla ha a che vedere con gli stereotipi stantii con cui si esprime l’identità di genere. Le riflessioni di Neviana Calzolari
Ripubblichiamo per gentile concessione di Dol's Magazine. Articolo originale qui Neviana Calzolari, sociologa, attivista, scrittrice e volto tv. Eppure ben poco mainstream, anzi, fra le osservatrici più acute (e critiche) del panorama politico-sociale dei nostri tempi (...) Il gruppo I-Dee di Milano e l’associazione Ipazia di Catania l’hanno incontrata. – Il ddl Zan era stato pensato per combattere l’omotransfobia, quindi con buone intenzioni – esordisce Neviana –, ciò nonostante rimango scettica su certa terminologia, in particolare sull’”identità di genere” che allarma buona parte del mondo […]
Leggi ora
23 Febbraio 2023
Disturbi mentali nei bambini: è un'epidemia. In parallelo con il boom della "disforia di genere"
Uno studio americano rivela che il disagio psichico negli adolescenti è in un picco di crescita dal 2012 con sintomi diversi tra maschi e femmine. E che quasi sempre l’idea di voler “cambiare sesso” si accompagna ad altri problemi. Solitudine, social network, pornografia: come il marketing selvaggio sta distruggendo una generazione
Si è finalmente rotto anche in Italia il silenzio sui bloccanti della pubertà prescritti a bambine e bambini con comportamenti non conformi al genere. Si è rotto soprattutto grazie agli sforzi delle femministe radicali, dei gruppi di genitori e degli psicanalisti italiani che hanno scritto al governo (vedere qui). Il dibattito è arrivato anche in TV, con due recenti puntate di Quarta Repubblica con interventi di esperti italiani e stranieri, dalle femministe Marina Terragni (qui, da 1'46'') e Monica Ricci […]
Leggi ora