UK, la Commissione per l'Uguaglianza e i Diritti Umani chiude i rapporti con gli Lgbt di Stonewall

I diritti umani valgono per tutti, non solo per le persone Lgbt, a cominciare dalla libertà di parola: la Commissione per l'Uguaglianza rompe con Stonewall e dice basta a censura e pensiero unico. Un altro colpo al transcult in Gran Bretagna
Condividi questo articolo

In una  lettera  al gruppo "Sex Matters" Kishwer Falkner, presidente di EHRC - Commissione per l'uguaglianza e i diritti umani- organismo che vigila sulle pari opportunità in UK, ha comunicato di avere chiuso i suoi rapporti con Stonewall, la più grande organizzazione Lgbt.

"In quanto organizzazione finanziata con fondi pubblici, dobbiamo assicurarci di fare le scelte migliori per quanto riguarda il nostro budget e di recente abbiamo riesaminato tutte le nostre convenzioni" ha detto Falkner.

Per molti anni Stonewall ha influenzato fortemente le politiche pubbliche britanniche in tema di uguaglianza e diritti umani, ha imposto il suo punto di vista su questioni come l'uso degli spazi, bagno e spogliatoi, la lingua da usare quando si parla di uomini e donne, la trans-inclusivity obbligatoria, con tanto di imposizione di nastrini arcobaleno al personale della pubblica amministrazione

"Il programma Stonewall Diversity incoraggia i suoi membri a controllare i pensieri e le parole dei dipendenti in misura inaccettabile" ha detto la co-fondatrice di Sex Matters Maya Forstater.

La notizia dell'uscita dall'EHRC dal programma Stonewall arriva la stessa settimana in cui l'Università dell'Essex ha pubblicato l' indagine "Reindorf Review" sul non-platforming (divieto di parola) per due accademiche femministe. Secondo l'avvocato Akua Reindorf l'università ha adottato politiche che riflettono "la legge come Stonewall preferirebbe che fosse, piuttosto che la legge così com'è", creando una "cultura della paura".

Difendendo il diritto delle persone gender-critical a esprimere il loro punto di vista, la presidente di EHRC ha aggiunto che i tribunali devono proteggessero la libertà di culto o di opinione anche nel caso di "convinzioni altamente contestate". Diversamente si rischierebbe di "lasciare le persone non protette dalla discriminazione e dalle molestie, con una restrizione della libertà di parola nei dibattiti sui diritti dei transgender, sulla riforma del Gender Recognition Act e sulle definizioni di 'donna' e 'uomo'".

la notizia qui

Intanto in un articolo su The Times, intitolato Stonewall dovrebbe tenersi fuori dalla guerra per i diritti trans Matthew Parris, uno tra i 14 fondatori dell'organizzazione, ha sostenuto che la realtà che ha contribuito a fondare si è persa da quando si sono ottenuti i diritti per i gay, impantanandosi in una questione che non la riguarda. Parris sostiene che da trent'anni a questa parte la vita per gay e lesbiche è davvero cambiata, che la società non è più omofoba e che non ci sono più ragioni per sentirsi vittime. Può comunque essere che ci sia ancora bisogno di sostenere i diritti delle persone omosessuali, e fino all'anno scorso Parris dice di averlo fatto in Stonewall.

Ma oggi, dice, "Stonewall ha perso la sua strada. Il sole che tutti pensavamo di aver visto si è perso dietro nuvole di rabbia, intolleranza e partigianeria. L'organizzazione è coinvolta nella questione trans, messa all'angolo in una posizione estremista su un dibattito nel quale un ente di beneficenza formato per aiutare uomini gay, donne lesbiche e bisessuali non avrebbe mai dovuto inserirsi.... Ora l'ente di beneficenza che ho contribuito a fondare mi ha coinvolto nel tentativo di negare la libertà di parola in un'università?".

"C'è qualcosa di perverso" continua Parris "nel collegare i gay ai trans. Gli uomini gay non vogliono essere donne. Ci piace essere uomini. Dubito che essere lesbica significhi non voler essere una donna. I nostri problemi non hanno nulla a che fare con l'identificazione o il cambiamento del nostro corpo: sappiamo cosa siamo e nessuno lo discute. La maggior parte degli uomini gay resisterebbe con forza al suggerimento che siamo ragazzi che vogliono essere ragazze. Non riesco a pensare a niente che mi piacerebbe di meno. L'unica cosa che collega gay e lesbiche con le persone trans è l'empatia con chiunque sia escluso, oppresso, emarginato o rifiutato.

 "Stonewall avrebbe dovuto resistere" continua Parris. "Ora sembra essersi immerso nella questione giudiziaria se gli aspiranti bambini transessuali possano o meno acconsentire all'intervento chimico o chirurgico. Ma questo non è qualcosa di cui gay, lesbiche o bisessuali possono parlare con maggiore autorità di qualsiasi altro cittadino. Ripeto: non ha niente a che fare con noi....

Forse la verità è che, dopo il successo nella nostra grande campagna per l'uguaglianza, Stonewall è rimasto con uno staff ammirevole, un CEO e un team di raccolta fondi e, inconsciamente, desiderava un'altra grande causa degna di nota. Ebbene, a volte un grande esercito che ha solo piccole battaglie da combattere farebbe meglio a ridimensionarsi. So che molti uomini gay sono imbarazzati da Stonewall e vedo il paradosso che alcune delle sue attività stanno effettivamente danneggiando la posizione della comunità gay. Non vogliamo essere associati alle sortite nelle guerre trans. Vogliamo sentirci orgogliosi, non feriti, non vittime. Le persone trans hanno bisogno di un gruppo di supporto. Ma questa è una cosa loro. I gay non dovrebbero colonizzare i loro problemi. O dèi, come siamo arrivati ​​qui?".

qui tutto l'articolo di Matthew Parris

traduzione di Marina Terragni

Buona parte delle notizie pubblicate da Feminist Post non le leggerete altrove. Per questo è importante sostenerci, anche con un piccolo contributo: Feminist Post è prodotto unicamente grazie a lavoro volontario di molte e non gode di alcun finanziamento. Se pensate che il nostro lavoro possa essere utile per la vostra vita, saremo grate anche del più piccolo contributo.  

Potete inviare a: ASSOCIAZIONE CULTURALE BLU BRAMANTE

CAUSALE OBBLIGATORIA: FEMINIST POST

IBAN: IT80C0200812914000104838541


Buona parte delle notizie pubblicate da Feminist Post non le leggerai altrove. Per questo è importante sostenerci, anche con un piccolo contributo: Feminist Post è prodotto unicamente grazie a lavoro volontario di molte e non gode di alcun finanziamento.
Se pensi che il nostro lavoro possa essere utile per la tua vita, saremo grate anche del più piccolo contributo.

Puoi darci il tuo contributo cliccando qui: Patreon - Feminist Post
Potrebbe interessarti anche
12 Novembre 2023
Israele 7 ottobre: appello perché venga riconosciuto come femminicidio di massa
Le donne vittime dell’attacco di Hamas non sono state uccise come tutti gli altri civili: sono state esposte nude, stuprate, brutalizzate, umiliate, decapitate, i loro corpi bruciati e fatti a pezzi. “Volevamo sporcarle” dicono i terroristi. La violenza contro queste donne risponde alla definizione di femminicidio di massa: dalla Francia una petizione alle ONG internazionali
Le donne vittime dell’attacco di Hamas non sono state uccise come tutti gli altri civili: sono state esposte nude, stuprate, brutalizzate, umiliate, decapitate, i loro corpi bruciati e fatti a pezzi. “Volevamo sporcarle” dicono i terroristi. La violenza contro queste donne risponde alla definizione di femminicidio di massa: dalla Francia una petizione alle ONG internazionali
Leggi ora
10 Novembre 2023
Accademici britannici contro la cancel culture
Il prossimo 20 novembre sarà presentato il London Universities Council for Academic Freedom, ente che riunisce un centinaio di docenti delle maggiori università inglesi con l’intento di lottare contro la censura e il pensiero unico che negli ultimi anni hanno impedito il confronto e la libertà accademica compromettendo la formazione di migliaia di studenti. Nel mirino soprattutto realtà Lgbtq+ come Stonewall che hanno pesantemente influenzato l’istruzione universitaria e superiore. Era ora, and go on!
Come riportato dal The Telegraph oltre un centinaio di accademici provenienti dalle migliori università britanniche hanno unito le forze per fronteggiare la crescente minaccia della cancel culture attraverso la creazione di un nuovo ente dedicato alla libertà accademica. In una pionieristica iniziativa gli studiosi hanno dato vita al "London Universities Council for Academic Freedom" (Consiglio delle università londinesi per la libertà accademica), che coinvolge tutte le istituzioni accademiche della capitale tra cui l'University College London (UCL), il King's College London, […]
Leggi ora
9 Novembre 2023
13 novembre a L'Aja contro l'utero in affitto
La Conferenza di Diritto Internazionale Privato spinge per il riconoscimento transnazionale dei contratti di gestazione per altri con l'intento di forzare le legislazioni nazionali a vantaggio dei profitti del biomercato. La coalizione Icams contro la GPA ha organizzato una manifestazione in difesa della dignità delle donne e contro il mercato di bambine e bambini
La Coalizione internazionale per l’abolizione della maternità surrogata (ICASM) ha organizzato per il 13 novembre una manifestazione internazionale davanti alla Conferenza dell’Aja di diritto internazionale privato (HCCH) per opporsi alla regolamentazione della “maternità surrogata” transfrontaliera.  Si sta infatti cercando di imporre una regolamentazione internazionale per la cosiddetta “maternità surrogata”: dal 13 novembre l’HCCH istituirà un gruppo di lavoro con il compito di redigere una convenzione per consentire il riconoscimento transfrontaliero dei contratti. Questo per  soddisfare la crescente domanda nel biomercato […]
Leggi ora
8 Novembre 2023
Canada: infermiera gender critical rischia il posto
Amy Hamm lavora in un reparto di psichiatria ed è sotto inchiesta per avere promosso in rete i diritti delle donne basati sul sesso e la tutela dei minori. Il BCCNM, ente che regolamenta la professione infermieristica, intende sospenderla a meno che non partecipi a un programma di rieducazione ma Amy si oppone: l’udienza è in corso. La giornalista USA Megyn Kelly l’ha intervistata
L'infermiera canadese Amy Hamm - una delle fondatrici della coalizione no-profit Canadian Women Sex Based Rights (caWsbar) - lavora in un reparto di psichiatria acuta specializzato in salute mentale e consumo di sostanze. Amy rischia di perdere la propria licenza infermieristica e il lavoro poiché avrebbe promosso in rete i diritti delle donne basati sul sesso e la tutela dei minori. Negli ultimi anni, Amy è stata oggetto di un'indagine da parte del British Columbia College of Nurses & Midwives […]
Leggi ora
6 Novembre 2023
Basta farmaci a bambine/i con disforia di genere!
Per molti anni pioniera dei trattamenti a base di puberty blocker e ormoni per minori “non conformi al genere” oggi la psichiatra finlandese Riittakerttu Kaltiala denuncia queste “terapie” come pericolose, inutili e prive di riscontri scientifici. E invita i medici di tutto il mondo a trovare il coraggio di rompere il silenzio imposto dalla censura degli attivisti e dal muro di gomma dei media
In Italia persiste un ostinato silenzio sui trattamenti farmacologici destinate alle/ai minori con disforia di genere (puberty blocker, ormoni cross sex, chirurgia di "riassegnazione del sesso") secondo il protocollo della cosiddetta terapia affermativa del genere. Non è possibile sapere quante/i minori siano stati trattati o stiano intraprendendo il trattamento, in quanti e quali centri vengano trattati e con quali percentuali di "successo" (o insuccesso). Mentre in tutto il mondo occidentale il dibattito è aperto da tempo e in alcuni Paesi […]
Leggi ora
30 Ottobre 2023
Questa Storia deve finire
La guerra non è un’invenzione delle donne. La guerra ci riduce a prede e ci rende cose mute. Posizionarci -di qua o di là- non ci dà pace. Pace non è l’intervallo tra una guerra e l’altra. Pace non è inermità ma forza attiva che regola le relazioni e dirime i conflitti. Esigiamo che i figli ribelli riconoscano l’autorità della madre e si sottraggano all’obbligo dei gesti di dominio e di sopraffazione
“La guerra è stata da sempre l'attività specifica del maschio e il suo modello di comportamento virile”. Carla Lonzi, Manifesto di Rivolta Femminile, 1970 La guerra non è una nostra invenzione e non è nostra invenzione quella forma disperata di guerra che è il terrorismo. Posizionarci -di qua o di là- non ci dà pace, ci disorienta e ci divide, ma non ci è consentito altro movimento se non cercare rifugio in un’impossibile estraneità. Ci riconosciamo con dolore nelle “nemiche”. […]
Leggi ora