Self-ID e sistema carcerario: uomini nelle prigioni femminili. Un resoconto dal Canada

Condividi questo articolo

Un giornale irlandese, TheJournal.ie, riporta oggi la notizia di una donna arrestata a Dublino per possesso di violente immagini pedopornografiche. Solo alla fine dell'articolo si dice, quasi incidentalmente, che si tratta di un uomo che si identifica come donna. Nei Paesi che consentono il self-id -l'autocertificazione di genere- se un detenuto sostiene di essere una donna può essere traferito in un carcere femminile. Questo comporta gravissimi rischi per la sicurezza e la dignità delle detenute. Ecco che cosa succede in Canada, dove dal 2017 una legge autorizza il self-id.


Lo scorso 7 marzo un gruppo di donne canadesi si è riunito fuori dalla Grand Valley Institution for Women, un carcere femminile in Ontario, per protestare contro il trasferimento di detenuti maschi che dicono di sentirsi donne.

I trasferimenti di uomini nei carceri femminili accadono regolarmente in Canada, nel silenzio generale, da quando nel 2017 è entrata in vigore la legge sull’ “identità di genere” che permette di cambiare genere con una semplice autodichiarazione (self-id). Significa che un detenuto maschio può dichiararsi donna, senza alcuna diagnosi medica o intervento, e chiedere il trasferimento nel carcere femminile. La maggior parte di loro ha commesso omicidi e reati sessuali, e lascia un circuito ad elevato indice di vigilanza per le case e la comunità molto più tranquilla dell’istituto femminile.

Dei 14 detenuti maschi trasferiti di cui siamo a conoscenza, 12 non hanno subito interventi chirurgici né prendono ormoni sessuali femminili.

La voce principale nella difesa delle donne incarcerate è Heather Mason. Ex-prigioniera lei stessa, Heather ha visto il danno che questa politica fa alle donne vulnerabili, che spesso hanno già sofferto una vita di violenza fisica e sessuale, povertà e alienazione.

“Abbiamo scaricato interamente il rischio di violenza tra detenuti nelle prigioni maschili sulle donne”, ha detto nel suo discorso. “Siamo usate come scudi per proteggere gli uomini che si auto-identificano come donne dalla violenza di altri uomini”.

Self-ID e sistema carcerario: uomini nelle prigioni femminili. Un resoconto dal Canada
Steve “Sam” Mehlenbacher. Ha violentato una detenuta alla Grand Valley Institution (vedere qui)

La Mason sta parlando a suo rischio personale (considerando la natura di coloro che sta cercando di limitare - criminali e attivisti di genere) e senza l’appoggio delle istituzioni che hanno storicamente combattuto per le donne incarcerate, catturate dall'ideologia dell’“identità di genere”. La stampa canadese è quasi completamente silenziosa su questo tema e riporta le notizie sui trans solo da un punto di vista positivo. Dato che l'agenzia carceraria federale, Correctional Services Canada, non fornisce informazioni sui detenuti maschi che si trasferiscono, Mason si affida a una rete di donne, dentro e fuori dal carcere, e a un ingegnoso lavoro investigativo per trovare questi uomini e quello che hanno fatto.

Grazie alle indagini della Mason, abbiamo appreso che alcuni dei rischi più ovvii del mettere pericolosi detenuti maschi con donne vulnerabili si sono già realizzati: violenza sessuale e fisica, gravidanza e malattie sessualmente trasmissibili. Le donne hanno sentito il bisogno di armarsi con mezzi di fortuna, come barattoli di zuppa nascosti nei calzini.

Ci sono anche conseguenze meno ovvie ma altrettanto ingiuste per le donne, come la ri-traumatizzazione delle vittime di abusi, le rivalità a causa dell’aggiunta dell’elemento sessuale di essere con un maschio intatto, la perdita di dignità e privacy che le donne conservano quando sono in spazi monosex, ecc. Servizi come il Mother and Child Program, che permette umanamente al bambino di stare con la madre, rischiano di essere cancellati a causa dell’aumento delle misure di sicurezza necessarie per sorvegliare i criminali maschi violenti. I servizi di consulenza offerti alle donne come riabilitazione sono inutili per i detenuti maschi, che hanno modelli di comportamento diversi (nonostante la loro presunta “identità di genere”), come dimostrano i crimini che hanno commesso.

Anche le guardie femminili sono costrette a trattare con questi uomini che si identificano come donne, per esempio durante le perquisizioni, e sentono che la loro sicurezza e dignità vengono compromesse. Infatti il loro sindacato vuole armare le guardie della prigione femminile con pistole e dispositivi antisommossa più potenti. Questo aumento del livello di sicurezza è un risultato diretto dell’afflusso di pericolosi prigionieri maschi, e avrà un effetto negativo sulla popolazione carceraria femminile.

Il Correctional Services Canada ha accettato tutto questo in nome dei diritti umani e dell'equità nei confronti degli uomini. Certamente non è giusto per le donne che devono sopportare queste condizioni ingiuste nella loro prigionia. I loro diritti umani non contano in questa equazione. Per le donne che si identificano come uomini, nessun trasferimento in una prigione maschile è permesso. La possibilità che vengano violentate è troppo alta.

La protesta è stata organizzata da due gruppi creati “dal basso” per combattere per i diritti delle donne in Canada, caWsbar (Canadian Women’s Sex-based Rights) e We The Females. Anche ex-detenute e guardie si sono unite alla manifestazione. Anche se la copertura mediatica è stata scarsa (ad esempio qui), non ci sono state interruzioni da parte degli attivisti di genere, e molti passanti hanno mostrato il loro sostegno. Dopo il successo della prima protesta al GVI, le donne ne hanno tenuta una seconda il 20 marzo: il numero delle manifestanti è cresciuto, è stata animata da canzoni e un gruppo di guardie di passaggio si è fermato e si è unito alle donne. Possiamo solo sperare che la marea stia cambiando per alcune delle donne più emarginate del Canada, rese nuovamente vittime dal sistema carcerario.

Tania Alessandrini per Feminist Post, 26 marzo 2021



Buona parte delle notizie pubblicate da Feminist Post non le leggerai altrove. Per questo è importante sostenerci, anche con un piccolo contributo: Feminist Post è prodotto unicamente grazie a lavoro volontario di molte e non gode di alcun finanziamento.
Se pensi che il nostro lavoro possa essere utile per la tua vita, saremo grate anche del più piccolo contributo.

Puoi darci il tuo contributo cliccando qui: Patreon - Feminist Post
Potrebbe interessarti anche
20 Settembre 2023
UK, non si può più dire "donna" o "madre": le disposizioni woke del General Medical Council
Decisione di inaudita violenza del registro dei medici britannici: la parola donna va cancellata a ogni livello. Non può essere nominata nemmeno quando si parla di maternità, di parto, di allattamento, di menopausa. Perfino il 999, numero delle emergenze, non può più chiedere di che sesso è la persona che chiede aiuto. I woke sanno benissimo che il corpo femminile è il principale ostacolo al progetto transumano. E vogliono cancellarlo perfino nel linguaggio
Continua a succedere: le donne e le madri vanno cancellate anche dal vocabolario, a ogni livello. Non si arrendono perché il simbolico materno è l'ostacolo più resistente al progetto transumano. Non ci arrenderemo neanche noi. Se lo scordino Il General Medical Council -ente pubblico che conserva il registro ufficiale dei medici nel Regno Unito- ha sostituito la parola "madre" con termini neutri nella sua guida alla maternità per il personale. La guida aggiornata per le dipendenti che rimangono incinte omette […]
Leggi ora
11 Settembre 2023
Uteri femminili in corpi maschili
Il sogno invidioso di sempre -poter fare figli senza le donne, cancellare le madri, insomma il Graal- è sempre più vicino a realizzarsi: nel giro di 5-10 anni anche le persone trans MtF, biologicamente uomini, potranno ricevere un trapianto di utero e condurre una gestazione. Desiderio-diritto “inclusivo” che migliorerebbe la qualità della loro vita e attenuerebbe i sintomi della disforia. Mentre la vita e la salute di bambine e bambini nati da queste pratiche non preoccupano i bioetici
Euronews dà conto dei rapidi progressi della ricerca sul fronte del trapianto di utero, con particolare riferimento alla richiesta delle persone trans MtF il cui corpo resta biologicamente maschile, mentre le persone FtM, se conservano il loro apparto genitale femminile, possono intraprendere una gravidanza come qualunque altra donna: i "padri incinti" di cui la stampa mainstream ama dare notizia non sono altro che donne che si autoidentificano come uomini. Nell'articolo, che qui traduciamo, le donne vengono definite donne cis-, suffisso […]
Leggi ora
7 Settembre 2023
Appello alla FDA: basta tacere sui farmaci che bloccano la pubertà
Una petizione chiede all’ente americano del farmaco -che non ha mai autorizzato l’uso off label di queste sostanze per bambine e bambini con disforia- di contrastare la disinformazione che propaganda questi trattamenti come efficaci e sicuri e di pretendere studi che lo dimostrino.Tra il 207 e il 2021 il numero dei minori trattati è più che raddoppiato e l’FDA non può più fingere di non vedere
Nel suo sito Gender Clinic News Bernard Lane dà notizia di un importante petizione rivolta alla FDA (Food and Drug Administration, ente regolatore dei farmaci negli Stati Uniti) perché intraprenda un'azione urgente sull'uso non approvato (off label) di farmaci soppressori ormonali per bloccare la pubertà di bambine e bambini che si identificano come transgender. Sebbene quest'uso non sia mai stato approvato dalla FDA, non è possibile che l'ente ignori il possibile danno per i minori che vengono sottoposti a questi […]
Leggi ora
29 Agosto 2023
Grecia, traffico di uteri e di bambini: neonati "sequestrati", coppie bloccate in attesa
Arrestata l’equipe del Mediterranean Fertility Institute di Creta per sospetto mercato di esseri umani e di gameti, frode e falsificazione. Molte decine di donne povere dell’Europa dell’Est convinte a lasciarsi sfruttare per fornire bambini ai committenti in gran parte australiani
Il Mediterranean Fertility Institute, clinica della maternità surrogata di Creta, è stata perquisita dalla polizia per sospetto traffico di esseri umani e frode e l'intera equipe medica è stata arrestata e condotta in carcere con l'accusa di traffico di bambini. Secondo la polizia greca un gruppo di trafficanti avrebbe cooptato 160 donne povere -ucraine, rumene, moldave, albanesi e georgiane- convincendole a fornire ovociti e a prestarsi come uteri in affitto per poche decine di euro al mese, alloggiandole in modo […]
Leggi ora
15 Agosto 2023
Danimarca: basta ormoni ai bambini! Lo dicono perfino i trans
Dopo Uk, Svezia, Finlandia, Norvegia e Olanda anche la Danimarca dice stop ai bloccanti della pubertà per ragazze-i non conformi al genere: quei farmaci sono sperimentali e non ci sono prove scientifiche che funzionino. Ma qui l’iniziativa del governo è sostenuta da importanti associazioni LGBT: è la prima volta che succede. E in Italia? Non si riesce nemmeno a sapere quanti sono i minori trattati
Anche la Danimarca fa marcia indietro sui bloccanti della pubertà a bambine/i confusi sul loro sesso: il sistema sanitario danese d’ora in poi offrirà terapie psicologiche e non più farmaci alle/agli adolescenti che non abbiano segnalato disagio nel loro sesso di nascita fin dall’infanzia. Lo ha annunciato la ministra della salute Sophie Løhde nel corso di un dibattito parlamentare che ha bocciato la proposta di vietare totalmente la transizione di genere ai minori presentata dal partito populista Nye Borgerlige (Nuova […]
Leggi ora
9 Agosto 2023
Spagna: detenuta incinta di compagno di cella trans
L’uomo -corpo maschile intatto e nessuna terapia ormonale- aveva chiesto e ottenuto di essere spostato nel carcere femminile di Alicante perché si “autopercepiva” donna (self-id). La gravidanza di una compagna di cella è il risultato. E la nuova Ley Trans, in vigore dal dicembre 2022, renderà più facili e frequenti questi trasferimenti
Nel Centro Penitenziario di Alicante Cumplimiento, noto come carcere di Fontcalent, un detenuto che si identifica come donna ha messo incinta una compagna di cella. Secondo il racconto confermato da diverse fonti penitenziarie, il detenuto stava scontando da diversi anni una pena nel modulo maschile del carcere, ma durante la sua permanenza ha iniziato a identificarsi come donna. Sui documenti continua a comparire come uomo e non si è mai sottoposto a trattamenti ormonali né tanto meno a interventi chirurgici. […]
Leggi ora