Porno online: proteggere i bambini. Dopo l’UK si muovono anche Francia e Spagna

Il libero accesso a contenuti violenti proposti dalla porno-lobby è uno dei problemi più seri per le giovanissime generazioni, profondamente disturbate nello sviluppo della propria sessualità. E si accompagna a disturbi psicologici e a un vertiginoso aumento degli abusi sessuali. Ma i siti si oppongono a ogni tentativo di imporre una verifica dell’età. E’ ora di parlarne anche in Italia
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Porno online: proteggere i bambini. Dopo l’UK si muovono anche Francia e Spagna

Vi abbiamo già raccontato delle misure del governo inglese per proteggere bambine e bambini dalla pornografia online, che prevedono multe di milioni di sterline e il blocco nel Regno Unito per i siti che non rispetteranno le nuove regole.

Ora anche la Francia prepara una stretta contro i colossi del porno online: Arcom, la polizia audiovisiva e digitale francese, ha chiesto alla Corte di Giustizia di Parigi di bloccare la connessione a diversi siti pornografici a causa della mancanza di un dispositivo di verifica dell'età.

Gli avvocati di cinque tra i siti porno più visitati (Pornhub, Tukif, XHamster, Xvideos e Xnxx) si sono opposti con forza alla richiesta dell'Arcom, che sta cercando di far rispettare l'obbligo legale di impedire l'accesso ai minori a contenuti pornografici. Il 13 aprile, al termine di un'udienza di quasi 4 ore, la Corte di Giustizia di Parigi ha rimandato la sua decisione al 7 luglio.

Questi siti si rifiutano di istituire una verifica dell'età sostenendo che ad oggi non esisterebbe ancora una “soluzione tecnica che sia efficace e rispettosa dei dati personali”. Nonostante il rigetto di queste motivazioni da parte della Corte di Cassazione a gennaio, continuano a chiedere la pubblicazione di "linee guida" e accusano l’Arcom di non avere notificato alle autorità europee l’intenzione di adottare misure di blocco, come richiesto da una direttiva comunitaria.

Secondo Thomas Rohmer, fondatore di Open, associazione dedicata all’educazione e alla genitorialità digitale, la richiesta di esplicite linee guida sarebbe "una trappola in cui i siti vogliono imbrigliarci" per aggirare la legge francese. Rohmer sostiene che i siti potrebbero impedire l'accesso ai contenuti pornografici da parte dei minori semplicemente passando a un modello commerciale a pagamento.

Il codice penale vieta di esporre i minori a foto e video pornografici e la legge sulla violenza domestica del 30 luglio 2020 specifica che le aziende interessate non possono esimersi dalle loro responsabilità semplicemente chiedendo a un utente di Internet se è maggiorenne.

L’avvocato dell’Arcom ha ribadito che la loro richiesta non è un atto di censura, ma un tentativo di "porre fine a un grave disturbo dell'ordine pubblico": secondo un’analisi di Médiamétrie, più di 2,2 milioni di minorenni hanno visitato siti pornografici in Francia nel primo trimestre del 2022.

Anche tre associazioni femministe -Osez le féminisme, Les Effrontées e il Mouvement du Nid- hanno presentato a novembre una denuncia contro la piattaforma Pornhub per "diffusione di immagini pedopornografiche e messaggi violenti di natura pornografica, accessibili ai minori". Presenti all'udienza, hanno ritirato la richiesta di intervento per non rallentare la procedura. (Articolo integrale qui).

È di pochi giorni fa la notizia che un tribunale di Amsterdam ha ordinato a xHamster, diffusissimo sito di pornografia online, di rimuovere tutti i filmati amatoriali che mostrano persone riconoscibili nei Paesi Bassi che non hanno acconsentito a comparire sul sito.

Molti dei cosiddetti “video amatoriali” sono filmati di stupri e abusi sessuali reali, e non sono rari quelli in cui appaiono minorenni.

La sentenza è stata emessa in seguito alle denunce presentate dall'Expertise Bureau for Online Child Abuse (EOKM), che ha identificato 10 video per i quali xHamster non ha potuto dimostrare di aver ottenuto il permesso per la pubblicazione da parte di chi vi appariva, commettendo secondo il tribunale una violazione delle leggi europee sulla privacy. (Potete leggere la notizia qui).

Anche in Spagna si discute della necessità di mettere un freno all’accesso alla pornografia online da parte di bambine e bambini sempre più giovani. Specialmente dopo l’allarme lanciato dalla Procura della Repubblica sul vertiginoso aumento degli abusi sessuali commessi da minorenni.

L’ultimo rapporto della Procura della Repubblica ha rilevato che nel 2021 gli abusi e le aggressioni sessuali commessi da ragazzi di età inferiore ai 18 anni sono cresciuti del 58% rispetto al 2020, raggiungendo i 2.625 casi, una cifra allarmante "che supera di gran lunga quella degli anni precedenti".

La Procura denuncia esplicitamente che i comportamenti altamente sessualizzati in età molto precoce sono associati all'accesso alla pornografia in "età non ancora adolescente" (si parla dunque di bambine-i sotto i 12 anni, che non hanno raggiunto la pubertà). Tra le dirette conseguenze dell’accesso al porno online c’è anche un aumento delle malattie sessualmente trasmissibili e di gravidanze in bambine molto piccole, nonché "una certa tendenza di alcuni minori a normalizzare i contatti sessuali online con gli adulti in cambio di un compenso economico". (Vedere qui).

La situazione si è ulteriormente complicata con la legge "Solo il sì è sì" voluta dalla ministra transfemminista Irene Montero, che introduce notevoli riduzioni di pena per i criminali sessuali. Approvata nell’agosto del 2022, secondo il Consiglio Generale della Magistratura la legge ha già portato ad almeno 943 riduzioni di pena, e in 103 casi addirittura al rilascio del condannato.

Ma che cosa sta facendo il governo spagnolo per arginare la piaga dei crimini sessuali commessi da minori su minori? Per il momento punta tutto sull’educazione sessuale. La strategia sarebbe “promuovere l'educazione sessuale in tutte le fasi dell'istruzione” - come previsto dalla legge "Solo il sì è sì" e dalla riforma della legge sull'aborto - per "fornire una risposta che non si basi solo sul Codice penale", sottolineano fonti del Ministero della Parità.

Ma i giuristi e ora anche la Procura della Repubblica spingono per l’introduzione di meccanismi per la tutela dei bambini.

"L'attuale quadro normativo è stato concepito negli anni '80 e '90 per la pornografia venduta nelle riviste in edicola e trasmessa su canali televisivi criptati. Se un minore voleva accedere a questi contenuti, doveva comprarli da un amico o ottenere le password dal padre. Non era impossibile, ma era complicato. Mentre oggi l'accessibilità a Internet è assoluta" e "le attuali restrizioni sono nominali, quasi decorative", spiega Juan Martínez Otero, docente di diritto presso l'Università di Valencia. (Qui l’articolo integrale.)

E in Italia? I dati sul consumo di pornografia online da parte di minori e i suoi effetti sono allarmanti anche nel nostro Paese.

“Un terzo dei bambini tra gli otto e i diciassette anni online fingono di essere più grandi per usare social media, app di gaming e siti di condivisione di contenuti anche pornografici e due terzi di loro sono aiutati a mentire dai loro genitori”, ha detto Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali, in un intervento dell’ottobre 2022.

Eppure i politici e le autorità della scuola ignorano il problema del libero accesso alla pornografia online e gli effetti devastanti che ha su ragazze e ragazzi, per concentrarsi invece su interventi “performativi” come la carriera alias, che consiste nell’assecondare la finzione di una “identità di genere” scelta dall’adolescente, iniziando una vera e propria “transizione sociale” che in molti casi spiana la strada alla transizione medica.

È stato già messo in evidenza lo stretto nesso tra consumo di pornografia online e l’epidemia di disturbi psicologici e di “disforia di genere” tra gli adolescenti, secondo un copione che si ripete uguale in ogni paese (ne abbiamo parlato qui). È ora di affrontare il problema alla radice.

Traduzione, adattamento e testi di Maria Celeste


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