Il manuale diagnostico più usato dagli psichiatri cede alle richieste degli attivisti transgender, sostituendo per esempio “nata femmina” con “individuo assegnato femmina alla nascita”. Un linguaggio non più neutrale che avvia più facilmente a bloccanti della pubertà, ormoni e chirurgie.
La quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali- noto anche con la sigla DSM- utilizzerà la nuova terminologia per descrivere la ‘disforia di genere’. Si tratta del linguaggio utilizzato dagli attivisti transgender all’insegna del cosiddetto ‘modello affermativo’ di cura, che prevede di assecondare immediatamente le richieste del paziente riguardo a interventi chirurgici o ormoni del sesso opposto, senza lasciare il tempo per una valutazione adeguata.
Il termine "genere desiderato" diventerà "genere sperimentato", "procedura medica di cambio di sesso" sarà "procedura medica di affermazione del genere", e le diciture "nato maschio"/"nata femmina" diventeranno "individuo assegnato maschio/femmina alla nascita", secondo le anticipazioni di Psychiatric News.
Il pericolo di questa ridefinizione è che i termini stessi dettino l'approccio da adottare: invece di dare agli psichiatri strumenti per diagnosticare, curare e considerare i loro pazienti nella loro unicità, prescrive un unico protocollo di trattamento per tutti coloro che sperimentano la disforia di genere.
L’approccio ‘affermativo’ è particolarmente nocivo quando si tratta di bambine e bambini, che non hanno la capacità di capire quali saranno le conseguenze irreversibili degli interventi chirurgici e dell'assunzione di ormoni del sesso opposto, come denunciano i detransitioner.
Maria Celeste