New Jersey. Gravidanze in prigione femminile dopo l'arrivo di "detenute" trans

Due detenute incinte nel carcere femminile del New Jersey dopo l’arrivo di prigionieri transgender. A nulla sono servite le denunce di molestie da parte di uomini che "si identificano" come donne e le proteste delle guardie. L’autodeterminazione di genere pesa come un macigno sul sistema carcerario USA
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Due detenute sono rimaste incinte dopo aver avuto rapporti con un prigioniero transgender all’interno dell’unico carcere femminile del New Jersey, l’istituto correzionale “Edna Mahan”.

Lo ha dichiarato in una conferenza stampa il responsabile delle relazioni esterne del Dipartimento delle Correzioni dello stato.

Non è chiaro se le detenute abbiano avuto rapporti con lo stesso detenuto trans-identificato e se intendano portare avanti la gravidanza. I responsabili della prigione, da tempo nell’occhio del ciclone per accuse di abusi, hanno specificato che i rapporti sarebbero stati consensuali e hanno annunciato un’indagine interna.

L'«Edna Mahan ospita 800 detenute e dall’anno scorso 27 detenuti transgender, ovvero uomini trans-identificati, molti dei quali non sono operati ai genitali.

I trasferimenti dalle carceri maschili sono cominciati a luglio del 2021, come parte di un accordo in seguito alla causa legale intentata nel 2019 dall'American Civil Liberties Union (ACLU) e da un uomo trans-identificato che aveva scontato una breve detenzione in un carcere maschile.

Nel 2021, due detenute all'“Edna Mahan” hanno denunciato di essere state molestate da detenuti transgender e hanno avviato un'azione legale per chiedere la revoca della politica di ospitare detenuti in base alla loro «identità di genere». Le donne hanno anche raccontato che i detenuti transgender erano impegnati in attività sessuali con le detenute.

Anche il sindacato che rappresenta le guardie della struttura ha rilasciato una dichiarazione contro la decisione della struttura di ospitare detenuti transgender : «Ci siamo opposti a questo cambiamento di politica credendo che sarebbe stato dannoso per la popolazione generale delle detenute ospitate a Edna Mahan e che avrebbe provocato ulteriore stress ai nostri agenti di polizia penitenziaria assegnati a questa istituzione», ha detto il presidente del sindacato a NJ.com.

Maria Celeste

Articolo integrale qui


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