Un anno fa, giugno 2021, Feminist Post ha pubblicato un articolo sul caso di Maya Forstater, la ricercatrice britannica il cui contratto di lavoro non fu rinnovato dal suo datore di lavoro per aver espresso delle opinioni critiche sul concetto di identità di genere ed aver riaffermato l’importanza dei diritti delle donne fondati sul sesso. L’articolo si chiudeva ricordando ai lettori e alle lettrici che il caso di Maya non era ancora concluso e, anche se la sentenza d'appello del tribunale del lavoro aveva stabilito che le convinzioni di Maya erano protette in principio dalla legge sulle pari opportunità, rimaneva ancora da stabilire se Maya fosse stata vittima di discriminazione fondata sulle sue convinzioni personali.
Siamo felici di annunciare che oggi il tribunale del lavoro ha dato ragione a Maya Forstater e le ha riconosciuto che il trattamento subito dal suo datore di lavoro costituisce trattamento discriminatorio in base alla legge. Seguirà sentenza per determinare l’entità del risarcimento.
Riportiamo di seguito il comunicato stampa emesso da Maya Forstater per ulteriori dettagli sulla sentenza e le sue motivazioni.
COMUNICATO STAMPA/ VITTORIA PER MAYA FORSTATER AL TRIBUNALE DEL LAVORO: UNA VITTORIA PER LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE E I DIRITTI DELLE DONNE
6 luglio 2022. Maya Forstater, che aveva fatto causa al suo datore di lavoro, il Center for Global Development [Centro per lo sviluppo globale, o CGD] per discriminazione fondata sulle convinzioni personali, ha vinto la causa con la motivazione espressa dal tribunale che il comportamento del datore di lavoro si è configurato come discriminazione illegale, motivazione fondata sulla protezione delle convinzioni personali da parte dalla legge inglese.
Questa sentenza segue la sentenza precedente del Tribunale del Lavoro del giugno 2021, nella quale il tribunale stabilì, con effetto vincolante, che le convinzioni personali di Maya Forstater, cosiddette ‘gender critical’ (in sostanza critiche dell’importanza dell’identità di genere nell’ambito dei diritti delle donne) erano protette dall’Equality Act, cioè la legislazione sulle pari opportunità. La sentenza non chiudeva il contenzioso, che continuava nel tribunale del lavoro per stabilire se Maya Forstater fosse stata vittima di discriminazione fondata sulle sue convinzioni personali.
Il tribunale ha determinato all’unanimità che le seguenti azioni del datore di lavoro CGD costituiscono discriminazione fondata sulle convinzioni personali:
1. La ritrattazione dell’offerta del contratto di impiego;
2. Il mancato rinnovo della fellowship;
3. La rimozione del profilo dal sito web del CGD.
Il tribunale ha inoltre stabilito che i tweet e i commenti di Maya Forstater, che costituivano la motivazione del trattamento subito da Forstater da parte del suo datore di lavoro, erano espressioni legittime delle sue convinzioni personali protette. Di conseguenza la reazione negativa del CGD si configura in fattispecie come discriminazione illegittima.
Tra i commenti di Maya Forstater alla base del contenzioso sono da includere a titolo esemplificativo:
- “La convinzione interiore di un uomo di essere una donna non ha una base materiale”.
- La descrizione di Pips Bunce, un uomo che si identifica come donna solo alcuni giorni a settimana, come un “travestito part-time”.
- Il paragone tra le donne trans autoidentificate e Rachel Dolezal [la donna bianca americana che si identifica come afro-americana].
- “I luoghi e le situazioni in cui le donne e le bambine subiscono abusi sessuali e molestie sono parte della ‘normalità’ nella vita delle donne”; (detto) nel contesto di un dibattito sulle conseguenze per la sicurezza delle donne del riconoscimento delle donne trans come donne. Questo commento non era, come sostenuto dall’avvocato del CGD, “un’esagerazione” ma semplicemente “una constatazione ineccepibile nel contesto del dibattito … [che] non costituitiva un’osservazione oggettivamente irragionevole”.
- La descrizione dell’auto-identificazione di genere (self-id) come “un sentimento concepito all’interno della mente” non significava equiparare l’identificazione di genere a una malattia mentale e “non era altro che l’espressione delle convinzioni personali della Forstater in materia di identità di genere”.
Il tribunale ha riconosciuto inoltre a Forstater il diritto di criticare coloro che sostenevano una posizione opposta alla sua, sostenendo che tale diritto di critica era legittimo. Specificamente, il tribunale ha riconosciuto che se l’espressione di una convinzione personale viene considerata offensiva, l’offesa non è sufficiente a privare tale convinzione della protezione della legge. Tra le espressioni incluse sono da includere la descrizione delle opinioni della controparte come “stupide, pericolose o ingiuste” e l’affermazione che l’accesso di individui di sesso maschile in spazi solo per donne comportava “un aumento sia dei rischi sia del disagio” per le donne.
Maya Forstater, ricercatrice specializzata in politiche pubbliche[1] e fondatrice di un’organizzazione dedicata ai diritti umani, Sex Matters[2], ha accolto con soddisfazione la sentenza del tribunale.
“Il mio caso interessa tutti coloro che credono all’importanza della verità e della libertà di espressione.
“Siamo tutti liberi di credere in quello che vogliamo. Ciò non comporta che siamo liberi di costringere gli altri a seguire le nostre convinzioni, a privare del diritto di espressione chi dissente o a forzare una persona a negare la realtà.
“Gli esseri umani non hanno la capacità di cambiare sesso. Questa affermazione non è un crimine d’odio; al contrario, è essenziale per consentire di trattare ogni essere umano in modo da garantire la sua sicurezza e dignità. Non dovrebbe richiedere coraggio affermare questa verità, e non si dovrebbe rischiare il proprio lavoro per aver fatto questa affermazione.
“Sono lieta che il tribunale mi abbia concesso di rendere pubblico il trattamento subito al Center for Global Development. Il tribunale ha stabilito che sono stata vittima di discriminazione fondata sulla mia convinzione che il sesso biologico è un dato reale e di fondamentale importanza, e che questa convinzione è condivisa dalla maggior parte della popolazione di questo paese (Regno Unito]. Spero che i datori di lavoro prendano nota di questa sentenza.
“Voglio ringraziare la mia famiglia, che ha condiviso con me questa esperienza in questi ultimi tre anni, e i miei avvocati: Ben Cooper QC, Anya Palmer, e Peter Daly. Ma soprattutto voglio ringraziare le migliaia di donne e uomini che mi hanno manifestato il loro sostegno, e in particolare JK Rowling, che mi è rimasta accanto nei momenti più bui.
“Sapere che il mio caso ha aiutato altre persone a trovare il coraggio di esprimere il loro dissenso di fronte a pratiche ingiuste e discriminatorie nel loro impiego, ha reso più facile superare le difficoltà degli ultimi tre anni. Tutti quelli che stanno combattendo simili battaglie — e sono in tanti — hanno la mia solidarietà e il mio sostegno.
“Voglio anche ringraziare tutte quelle fantastiche organizzazioni che combattono per proteggere i diritti delle donne. Grazie a loro il mondo diventerà un posto più giusto e sicuro per le donne e le bambine. Queste organizzazioni hanno preso con coraggio il posto che organizzazioni ben più ricche di fondi, come il CGD, hanno abbandonato per codardia.
“Il trattamento ingiusto del CGD nei miei confronti, e il pregiudizio dimostrato nei confronti di coloro che credono che il sesso sia una realtà materiale, hanno cambiato la mia vita. Se il mio datore di lavoro non avesse messo fine al mio impiego, non avrei mai contribuito alla fondazione di Sex Matters. Non avrei mai avuto l’opportunità di far parte di questo incredibile movimento nel mio paese che combatte per riaffermare l’importanza dei diritti basati sul sesso.
Le donne ne hanno abbastanza di essere messe da parte nella lingua, nel diritto, nelle politiche pubbliche e negli spazi pubblici. Questa sentenza è un’ulteriore dimostrazione che il vento sta cambiando.”
Introduzione e traduzione di Alessandra Asteriti
[1] Maya Forstater ha lavorato per molti anni nel campo dello sviluppo internazionale, specializzandosi su tassazione e sviluppo sostenibile. Maya è stata visiting fellow presso la sede europea del Center for Global Development, un think-tank con sede a Washington, tra il 2017 e 2019, quando perse il lavoro nel marzo 2019 dopo aver pubblicamente espresso un’opinione contraria alle modifiche della legge sulla transizione di genere (Gender Recognition Act del 2004), modifiche successivamente abbandonate dal governo britannico.
[2] Maya Forstater è direttore esecutivo di Sex Matters, un’organizzazione no-profit, co-fondata da Forstater nel 2021 per promuovere i diritti delle donne fondati sul sesso. Sex Matters promuove una maggiore chiarezza legislativa sui diritti fondati sul sesso, per quanto concerne i servizi per donne, la scuola, lo sport e la libertà d’espressione.