Dalla pubblicazione dei cosiddetti Principi di Yogyakarta, gli attivisti queer hanno lavorato duramente per inserire il concetto quasi religioso di “identità di genere” in ogni aspetto della società, comprese le scuole. Tipicamente fiduciosi e aperti, e molto interessati all'inclusione sociale, i bambini e gli adolescenti sono bersagli facili. Nel Regno Unito, l'organizzazione Mermaids ha avuto un grande successo nella promozione dell'identità di genere nelle scuole, almeno fino a quando la sentenza Keira Bell ha portato a conoscenza del pubblico i pericoli della medicalizzazione della disforia di genere.
In Canada, i sostenitori dell’identità di genere sono stati più furtivi. Per lungo tempo i genitori sono stati in gran parte inconsapevoli del fatto che molti insegnanti incoraggiavano le loro figlie e i loro figli a credere che il sesso non sia reale, che sia possibile cambiare sesso, e che i bambini non siano «al sicuro» se la loro identità di genere non è «affermata». I consigli scolastici hanno delegato la didattica sul “genere” a personale esterno e tutti i livelli del governo canadese (federale, provinciale e municipale) hanno usato i soldi dei contribuenti per finanziarle. L’indottrinamento all’identità di genere attraverso il sistema scolastico ha avuto così tanto successo che in tutte le scuole canadesi i bambini in età prepuberale chiedono che vengano usati i loro cosiddetti «pronomi preferiti», e molti adolescenti si definiscono «pansessuali». La ribellione alla società tradizionale è ormai un'idea ridicola: gli unici ribelli sono coloro che accettano la realtà scientifica.
Recentemente (il 5 maggio 2021), gli attivisti di genere di due università canadesi hanno lanciato il progetto Gegi: gegi.ca, un sito web (vedere qui) che si autodefinisce un «centro di mobilitazione della conoscenza online». Il progetto Gegi non ha solo lo scopo di insegnare ai bambini (dall’asilo alla seconda media italiana) che il sesso non esiste, ma vuole dare loro gli strumenti «normalmente posseduti solo da professionisti legali» per cambiare il regolamento della loro scuola in nome dell’«affermazione della loro identità di genere». Il sito contiene una lista di tutte le scuole dell’Ontario con la posizione del consiglio scolastico in relazione all’identità di genere. Per esempio, i ragazzi che dicono di avere un'identità femminile possono controllare sulla lista se il loro consiglio scolastico permette loro di usare i bagni delle ragazze, e se non è così, il sito fornisce un consiglio.
La mascotte del progetto è Gegi, l'unicorno dell’identità di genere, che aiuta i bambini delle scuole canadesi a «difendere la loro espressione di genere e i loro diritti umani di identità di genere a scuola».
Gegi vuole «incontrarti». Infatti, Gegi vorrebbe gli indirizzi email dei bambini. In una pagina – rimossa dopo le proteste del pubblico prima che il sito venisse lanciato – Gegi incoraggiava i bambini a fare ciò che è stato sempre insegnato loro di non fare: condividere informazioni personali online.
Il nome “Gegi” è l’acronimo di Gender Expression Gender Identity (“espressione di genere, identità di genere”). A molti però non è sfuggito un altro significato: i dizionari online dello slang urbano (per esempio qui) lo considerano un sinonimo brutto e insultante di vulva, stranamente. Forse meno stranamente, molti non hanno creduto che fosse una coincidenza.
La gente ha cominciato a lamentarsi sui social media, ribattezzando l'unicorno "Groomi" (che si riferisce al grooming: cioè, preparare un bambino ad essere sfruttato sessualmente) e mettendo in dubbio le intenzioni del sito web per quanto riguarda la tutela dei bambini. Sono stati tutti successivamente bloccati.
Era stato programmato un webinar esplicativo sul progetto Gegi per gli adulti interessati, ma è stato cancellato. Ora Gegi invita a porre domande attraverso il modulo di contatto del sito web per chiunque abbia un indirizzo e-mail rilasciato solo da una scuola (cioè: non sono ammessi i genitori).
È altamente improbabile che le domande sui diritti delle bambine alla sicurezza, alla dignità e alla privacy nelle scuole ricevano risposte. I diritti basati sul sesso sono protetti dalla Carta canadese dei diritti e delle libertà che fa parte della Costituzione del Canada, ma ciò sembra essere irrilevante per l'interpretazione della legge di Gegi.
Per inciso, per Gegi sono irrilevanti anche i diritti religiosi, anch’essi protetti dalla Carta, in un paese multietnico come il Canada, dove il sostegno al pluralismo e alla libertà religiosa è una parte importante della cultura politica. Persino le scuole cattoliche, che ricevono finanziamenti dai contribuenti, sono nel mirino degli attivisti dell’identità di genere. Molte hanno già iniziato a permettere ai ragazzi e agli uomini di entrare nei bagni e negli spogliatoi di loro scelta: quelli femminili.
Le scuole canadesi stanno dando ai bambini un profondo indottrinamento nell'ideologia di genere da più tempo di quanto la maggior parte dei genitori si renda conto, e il progetto Gegi è chiaramente la prossima mossa: manipolare i bambini a creare controversie giudiziarie. Gli attivisti del genere canadesi hanno deciso che è il momento di mobilitare un esercito di bambini per abbattere ogni residua barriera basata sul sesso. Ogni canadese preoccupato per la tutela dei bambini, i diritti delle donne e persino la libertà religiosa è stato preso in contropiede da queste cosiddette politiche di "inclusività". Sotto la maschera dell'anti-bullismo, dell'accettazione dell'orientamento sessuale e della gentilezza verso gli altri (tutti obiettivi estremamente meritevoli), si nasconde un minaccioso e pericoloso programma per i diritti sessuali degli uomini, che promette anche al bambino più emarginato che può diventare “un unicorno” se adotta un'identità di genere, e cerca di insegnargli che gli adulti che la incoraggiano siano più affidabili dei genitori.
Gegi è un vero e proprio pifferaio magico di Hamelin, e non dobbiamo lasciarci rassicurare dalle bugie degli attivisti e fidarci.
Tania Alessandrini (traduzione di Maria Celeste)