Poche ne saranno al corrente, ma dal 2015 a Malta si può cambiare genere (dal maschile al femminile o dal femminile al maschile) con una semplice autodichiarazione, ovvero senza diagnosi, perizie, terapie farmacologiche o interventi chirurgici. Tra le nazioni in cui il self-id è in vigore Malta è quella geograficamente e culturalmente più vicina all'Italia (sempre che la Spagna non approvi a breve la Ley Trans).
L'identità di genere è l'architrave della legge Zan sull'omobitransfobia, già approvata alla Camera: la Zan non introduce il self-id ma ne crea le premesse, è infatti già pronta una proposta di legge elaborata dal Movimento Identità Trans, potete leggerla qui. Va anche ricordato che il self-id è stato recentemente bocciato in Gran Bretagna.
L'amica maltese Rosa Borg ci racconta come stanno andando le cose in quel Paese già afflitto da un pesantissimo maschilismo: arretrato, quindi, sul fronte dei diritti delle donne ma a quanto pare "avanzatissimo" su quello dei diritti Lgbtq+. E le donne strette nella tenaglia
Da quando l'autoidentificazione di genere (self-id) è legge a Malta? Quali gruppi hanno sostenuto l’approvazione della legge? E ci sono state proposte alternative?
Malta è un paese bipartitico e molto polarizzato. Come per altre questioni oggetto di grandi controversie questo tema è stato utilizzato per guadagni politici. Dopo la vittoria elettorale del partito al governo (PL) nel 2013 è stata cambiata la Costituzione e ora l’“identità di genere” è una categoria protetta. Grazie al “Gender Identity, Gender Expression and Sex Characteristics Act” del 2015, chiunque può cambiare la sua identità di genere senza necessità di prendere ormoni, di ricorrere a chirurgia, eccetera. Deve semplicemente firmare una dichiarazione e un atto notarile registrato. Per i giovani che hanno meno di 16 anni serve il consenso dei genitori. Poiché questo atto e il “Civil Unions Act of 2014” che regola le unioni civili sono diventati legge quasi contemporaneamente, le obiezioni della Chiesa Cattolica e altri enti si sono concentrate sul matrimonio omosessuale, e in modo particolare sull’adozione da parte di coppie omosessuali anziché sull’autoidentificazione di genere. Il partito laburista e le organizzazioni LGBT che sono state infiltrate dallo Stato, in particolare dal partito al governo, e hanno fatto tutto il possibile per assicurarsi che l'autoidentificazione di genere diventasse legge.
In che modo la legge sull'autoidentificazione di genere influisce sui diritti e sugli spazi delle donne e delle ragazze, sugli sport, sulla partecipazione in politica e così via? Questa legge ha avuto qualche effetto per quanto riguarda la violenza sulle donne e in modo particolare sulle donne lesbiche?
Da quando la legge è in vigore i nostri spazi sono accessibili a chiunque dica di essere una donna. Abbiamo i primi candidati uomini che si dichiarano donne nelle elezioni nazionali ed europee. In generale a Malta la violenza contro le donne è un grave problema. Nel 2017 Daphne Caruana Galizia, giornalista investigativa, è stata assassinata da un’auto-bomba. Gli attivisti che manifestavano per ottenere giustizia per Daphne sono stati perseguitati verbalmente e fisicamente e i loro dati personali sono stati diffusi online. Un membro del governo ha paragonato i dimostranti a prostitute, un parlamentare ha minacciato di "spaccare" una collega (in Maltese quando quelle parole sono indirizzate ad una donna hanno un significato di aggressione sessuale), ma anziché sanzionarlo gli è stato dato un premio, una medaglia. Non è forse necessario ottenere giustizia per Daphne? In Parlamento non è facile essere donna, anziché dibattiti costruttivi abbondano gli insulti sessisti. Una legge recentemente proposta per ridurre il gap di rappresentanza tra gli uomini e le donne eletti esclude i partiti più piccoli, quindi non riguarda le donne che non militano nei due partiti principali. Un membro del governo ha affermato che per ridurre questo squilibrio servono candidate donne “popolari e senza pretese”. Non deve quindi sorprendere che su 67 parlamentari solo 9 siano donne. A Malta l’aborto è illegale. Il gap salariale tra uomini e donne è circa del 15 per cento. La prostituzione sta per essere decriminalizzata e secondo l’ultima analisi di GREVIO (gruppo di esperti sulla violenza domestica che fa parte del Consiglio d'Europa) c’è ancora molto da fare per quanto riguarda la violenza domestica. Si sono verificati anche diversi episodi di violenza ai danni di uomini che si identificano come donne, quindi questa legge non aiuta nemmeno quelli che dovrebbe proteggere e sicuramente non comporta alcun beneficio per le donne. Le donne lesbiche e bisessuali sono particolarmente vulnerabili, sia perché sono lesbiche o bisessuali molte tra quelle che vengono indirizzate ad assumere ormoni o a sottoporsi a interventi chirurgici, sia per il fatto che le organizzazioni LGBTQI+ che dovrebbero essere il loro punto di riferimento e sostegno ripetono il mantra di Stonewall e di altre organizzazioni simili, concentrando il loro lavoro sull’ agenda “trans” .
Che cosa rilevano le statistiche da quando la legge sull'autoidentificazione di genere è in vigore?
Per quanto se ne sa il numero di donne che stanno usando i servizi del “gender clinic” è quadruplicato. Dico per quanto se ne sa perché la pubblicazione di statistiche è sporadica. Le statistiche dell’anno scorso non sono ancora state rese totalmente pubbliche. A giudicare dal numero di donne che si pentono di avere preso ormoni e dal modo frettoloso in cui sono state indirizzate a prenderli temo che ci aspetti uno shock.
Chi si oppone all'autoidentificazione del genere a Malta?
Qui a Malta il “misgendering” (riferirsi al sesso biologico di chi si identifica nell’altro sesso) è un reato, quindi non c'è molta opposizione. Un’ultima legge entrata in vigore permette ai genitori di non specificare il genere dei neonati sul certificati di nascita, confondendo sesso e genere. Alcuni dei politici più conservatori si sono opposti a questa legge. Sono contenta che finalmente si stiano accorgendo di ciò che sta accadendo, vedendo le persone che si pentono di avere preso ormoni o di essersi sottoposte a interventi chirurgici. Purtroppo a volte di tratta di resistenze genericamente omofobiche, indirizzate contro tutte le persone LGBTQI+ e non specificamente contro l'autoidentificazione di genere.
Cosa sta succedendo nel sistema educativo? Ai bambini e ai giovani si insegna che gli uomini possono diventare donne e viceversa?
Sì, il focus educativo è sull’identità anziché sul sesso e l’orientamento sessuale, e questo sta capitando nelle scuole di ogni ordine e grado, dalle elementari fino al livello universitario. Ovviamente è un’iniziativa dello Stato ma anche diffusa e sostenuta dalle organizzazioni cosiddette LGBTQI+.
Qual è stato il tuo momento “peak trans”?
Era un po’ di tempo che leggevo e mi informavo, mi “educavo” come ci dicono di fare. Alla fine non ne potevo più di vedere il linguaggio odioso, la misoginia e la violenza verso le donne che stavano solo dicendo che il sesso è un fatto biologico immutabile. Non potevo più restare zitta. Da allora ogni giorno è una serie di momenti “peak trans”: vedere uomini che dicono alle lesbiche che sono fobiche perché sono attratte esclusivamente da altre donne; madri che vengono chiamate “persone incinte”; ragazzi a cui viene detto che sono ragazze perché amano il colore rosa e i glitter. Mi sono informata sulle “vedove trans” (mogli di uomini che intraprendono la transizione MtF) e di come gli ex-mariti le usino come parodia di che cosa significa essere donna. Ho letto di donne sopravvissute di violenza sessuale che non possono più scegliere di essere visitate e curate da donne. Vedo fin troppi politici o celebrità che calpestano i nostri diritti come se niente fosse. Ci sono persino cosiddette femministe che usano espressioni come “donne biologiche”, quando sappiamo bene che esiste solo un tipo di donna, che donne si nasce. Nel frattempo questa ideologia sta rendendo le persone dipendenti a vita dai farmaci e sta macellando corpi sani. È un assalto senza tregua ma neanche noi ci fermeremo.
Rosa Borg