In Francia i genitori che mettono in discussione la “transizione” e l’identità di genere dei figli minori potranno perdere la potestà genitoriale
La nuova legge -detta orwellianamente “contro le terapie di conversione”- prevede tre anni di reclusione e una multa di 45.000 euro per i professionisti che non obbediscono alla volontà dei minori. Le famiglie che si oppongono potrebbero perdere la potestà genitoriale. Di fatto, una legge-cavallo di Troia per inserire l’ideologia dell’identità di genere nell'ordinamento giuridico.
Il caso Robert Hoogland, padre canadese che ha pagato con 6 mesi di carcere e una pesante sanzione la resistenza alla transizione della sua bambina di 13 anni, potrebbe fare scuola anche in Europa.
Nel testo della legge proposta dal Lrem, il partito di Emmanuel Macron, e approvata all'unanimità dal Parlamento, si definiscono le terapie di conversione come "pratiche, comportamenti o proposte ripetute volte a modificare o reprimere l'orientamento sessuale o l'identità di genere di una persona, vera o presunta, e che hanno l'effetto di alterare la salute fisica o mentale".
In realtà è proprio la "terapia" medica e chirurgica per il "cambio di sesso", somministrata a ragazze e ragazzi che nel giro di qualche tempo potrebbero cambiare idea e scoprirsi semplicemente lesbiche e gay, a costituire una vera e propria terapia di conversione per "correggere" l'omosessualità.
I professionisti che verranno giudicati colpevoli di aver praticato “terapie di conversione” sono punibili fino a due anni di carcere e 30.000 euro di multa. La pena può aumentare fino a tre anni di carcere e multe di 45.000 euro per “tentativi” che coinvolgono minori o altre persone particolarmente vulnerabili.
Inserendo l'identità di genere nel testo, ha protestato l'Observatoire la petite sirène -gruppo che riunisce medici, psicologi, psichiatri e psicoanalisti infantili- "non potremo più occuparci di minori affetti da disforia di genere". Inoltre, spiega la giurista Olivia Sarton, nella legge “non c'è distinzione tra minori e adulti e i problemi delle due categorie di persone non sono gli stessi”.
I medici, con questo nuovo quadro normativo, saranno del tutto privi di tutela e non potranno più rifiutarsi di effettuare una transizione richiesta dal minore o dai genitori, né potranno effettuare una consulenza psicologica per valutare se l'operazione è adeguata al caso specifico, nemmeno su richiesta del paziente stesso.
La legge desta preoccupazioni soprattutto perché prevede, se un genitore vuole impedire la “transizione di genere” della figlia o del figlio, “la revoca totale o parziale della potestà genitoriale”. Secondo il deputato Xavier Breton, uno dei risultati della legge “sarà di dividere le famiglie per lasciare il bambino o l'adolescente da solo ad affrontare i propri problemi”.
Il settore sanitario inoltre afferma che "c'è il rischio di rinchiudere i giovani in un'identità che forse non era altro che l'espressione delle loro difficoltà, molto comuni anche nell'adolescenza". Secondo la psicologa e psicoanalista Céline Masson è necessario un approccio neutrale, per “accogliere i bambini, permettendo loro di raggiungere la maturità prima di intervenire dal punto di vista medico”.
La mercificazione dei corpi dei bambini che sta dietro ai discorsi sulla “autodeterminazione del genere” era già stata denunciata da intellettuali e professionisti francesi con un appello su L'Express (vedere qui).
Il testo della legge francese segue le direttive dagli attivisti dell’identità di genere, che con una strategia collaudata hanno già portato all'approvazione di leggi simili in diversi paesi del mondo, tra cui Canada, Brasile, Ecuador, Malta, Albania e Germania.
Maria Celeste
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