Se Judith Butler è The Queen of Gender, Anna Fausto-Sterling è la sua dea: zoologa, biologa e docente di gender study -oggi alla Brown University- partendo dalla rara condizione genetica dell'intersessualità nei primi anni Novanta è stata la prima ad attaccare il concetto di binarietà sessuale, sostenendo che la sessualità è uno spettro e che si possono individuare almeno 5 sessi ("ma dai, non era mica una teoria, ero ironica, era solo una provocazione" ha detto in seguito. Ma invano).
Il suo saggio più famoso, Sexing the Body: Gender Politics and the Construction of Sexuality, pubblicato nel 2000, è la fondazione teorica dell'espressione ormai consolidata e corrente "sesso attribuito alla nascita".
Clamoroso, quindi, anzi clamorosissimo che oggi Fausto-Sterling, annunciando una sua conferenza il prossimo 29 settembre abbia anticipato che "in questo intervento spiegherò perché ... probabilmente dovremmo rinunciare del tutto all'idea di identità di genere".
Potrebbe essere che Fausto-Sterling, che è lesbica ed è sposata con la drammaturga Paula Vogel, stia constatando il mare di guai che si è prodotto a partire dalla sua intuizione giovanile, soprattutto ai danni dei bambini e delle donne, e in particolare delle donne omosessuali. Si dovrà attendere la conferenza per capire, ma questa è una possibilità.
Sull'identità di genere, nuova animula, da anni si disputano furiose battaglie politiche e legislative -compreso il nostro ddl Zan che la teneva al centro, fino a giustificare l'orrore della manipolazione dei corpi di bambine e bambini per renderli "conformi" all'identità percepita (in dirittura d'arrivo a giorni in Spagna la terrificante Ley Trans): ma forse anche sugli ormoni ai minori oggi Fausto-Sterling oggi ha qualcosa da ridiscutere?
Per non parlare dei corpi maschili negli sport femminili e negli spazi riservati alle donne, e delle denunce per odio transfobico e dell'emarginazione e persecuzione sui luoghi di lavoro ai danni di chiunque non aderisca al cult.
Ascolteremo attentamente Fausto-Sterling: il suo intervento potrebbe costituire il definitivo giro di boa e la fine delle gender war. Potrebbe, ribadiamo. Certezze al momento non ce ne sono.
Vi è la possibilità, in questo caso, che i transattivisti denuncino per crimine d'odio anche la loro Goddess.