Mentre Netflix è sotto attacco transattivista per avere trasmesso lo stand-up dell’attore Ricky Gervais, che ha osato ironizzare sulle “donne con il pene”, in Norvegia si scherza molto meno.
Christina Ellington, rappresentante di WDI (Women’s Declaration International) è indagata dalla polizia e rischia 3 anni di galera per avere twittato che i maschi non possono essere lesbiche e per avere detto in tv a tale Jentoft, maschio che si identifica come una donna lesbica: "Tu sei un uomo. Non puoi essere una madre" e altre verità lampanti di questo tipo.
A quanto pare è stato lo stesso Jentoft a denunciarla per crimine d’odio, con il supporto di Amnesty International e di FRI, organizzazione Lgbtq norvegese. Jentoft, che è consulente di FRI, nel 2018 aveva diffuso su Facebook un video in cui invitava “i bambini omosessuali” ad abbracciarlo, definendosi “madre”:
“Cari bambini omosessuali di tutte le età! So che alcuni di noi hanno genitori che non ci amano più… voglio solo informarti che in realtà sono una madre certificata. Quindi, se mai avrai bisogno di un vero abbraccio materno, sarò felice di accontentarti!”.
Nel gennaio 2021 la Norvegia ha incluso l'"identità di genere" tra i possibili oggetti di crimini d'odio. È lo stesso proposito del ddl Zan, attualmente ripresentato al Senato. Se lo Zan diventasse legge, anche qui dire che un uomo non può essere madre o che l’utero in affitto è un abominio sarebbe perseguito come reato.
Nelle leggi norvegesi che regolano i diritti dei bambini non è scritto “madre”, ma "donna che ha dato alla luce il bambino". Il governo norvegese ha annunciato l'intenzione di introdurre eliminare ogni riferimento al sesso di nascita entro il 2032, facendo riferimento solo a indicatori neutri.
Il rischio per Ellington di essere perseguita è reale: nel 2021 un cittadino norvegese è stato condannato a 21 giorni di carcere e a una sanzione 15.000 NRK dopo essere stato giudicato colpevole di "insulto" e "disorientamento sessuale" di un uomo trans-identificato su Facebook.
Oggi tutti possono liberamente dirsi "donna", tranne le donne.
Per una donna dire “io sono una donna” e “un uomo non può essere madre” è diventata una pratica politica in sé.
Solidarietà alla nostra sorella Christine.
Marina Terragni
(articolo originale qui).