Lo schiaffo di Will Smith sul palco della notte degli Oscar. Il dibattito -era una gag o faceva sul serio?-. L'agitazione nel backstage. Il pentimento dell'attore, le sue lacrime. Una storia hollywoodiana scandagliata in lungo e in largo. Ma dei sentimenti di Jada Pinkett la moglie di Smith sbeffeggiata da Chris Rock per la sua alopecia patologica, non si è occupato nessuno. Tutte le parole per loro -lo sbeffeggiatore e il cavaliere vendicatore- e nessuna per lei. Ne scrive qui Esther Pineda.
Come sempre l'attenzione e la ribalta si sono concentrate sugli uomini e sulla violenza tra loro, ma parliamo di come Chris Rock che nel 2009 ha prodotto il documentario Good Hair e conosce molto bene l'importanza dei capelli per le donne nere (non è ignorante a riguardo) e di come ha fatto ricorso ancora una volta all'anacronistico espediente "comico" di prendere in giro il fisico delle persone, esercitando #AestheticViolence davanti a centinaia di colleghi e a milioni di spettatori contro l'afroamericana Jada Pinkett e la calvizie di cui soffre a causa di una malattia autoimmune.
E' un chiaro esempio di come la bellezza è stata costruita ed eretta a valore sociale. Non importa se sei famosa o no, se hai risorse economiche o no, se hai accesso e visibilità mediatica o no; se sei una donna, e ancora di più una donna nera, sei sempre giudicata ed esposta alla violenza a causa del tuo aspetto fisico quando per qualche motivo non corrispondi all'aspettativa di bellezza che è stata costruita per te.
E invece, nonostante la gravità di questo fatto e la persistenza di questa narrazione, l'accademia non ha parlato dell'aggressione di Chris Rock a Jada, i media riportano solo ciò che è successo tra i due uomini e la donna è appena nominata come "il pomo della discordia". Ma quello che Jada pensava e sentiva di questa aggressione, quello che milioni di donne pensano e sentono ogni giorno di fronte alle aggressioni che subiscono in conseguenza agli stereotipi di bellezza resta invisibile e viene silenziato dal rumore delle parole e delle immagini di quello che gli uomini dicono e fanno, mentre la violenza estetica mangia silenziosamente i corpi e la psiche delle donne.
traduzione di Sara Punzo, testo originale qui