ANCHE LA GERMANIA AVRA' LA SUA LEY TRANS

Il Bundestag si prepara a votare una proposta sul modello dell’orribile legge spagnola che consente la libera scelta del genere anche ai minori con una semplice autodichiarazione all’anagrafe (oltre alla possibilità di cambiare più volte idea). Anche qui in prima linea una donna di sinistra omologa di Irene Montero: la ministra Verde per gli Affari Femminili Lisa Paus. Ma servirà il parere della Corte Costituzionale Federale che esprime molti dubbi sulla cancellazione della categoria “sesso”
Condividi questo articolo

Che cos'è una donna? La risposta che il ministro della Giustizia Buschmann (FDP, Partito Liberale Democratico) e la ministra per gli Affari Femminili Lisa Paus (Verdi, nella foto) danno a questa domanda è: una donna è chi dichiara di essere una donna. Questo è il fulcro del "progetto di legge sull'autodeterminazione in materia di registrazione di genere" che entrambi i ministeri hanno ora presentato.

Con una semplice dichiarazione all'anagrafe, in futuro tutti potranno cambiare il proprio sesso: da maschio a femmina e viceversa; altre due possibilità sono "diverso" o “nessuna iscrizione di genere”. Prerequisiti: nessuno.

"La persona deve affermare con la sua dichiarazione che la voce di genere scelta o la cancellazione della voce di genere corrisponde al meglio alla sua identità di genere", recita il § 2. Dopo un periodo di tre mesi, la nuova “voce di genere” entra in vigore e tutti i documenti possono essere cambiati. Dopo un anno, il cambiamento può essere annullato. Dopo un altro anno nuovamente cambiato... e così via.

In questo modo, il governo vuole di fatto abolire giuridicamente la categoria di "sesso", che è una realtà biologica e sociale. Un tentativo che finirà prevedibilmente davanti alla Corte Costituzionale Federale, che nelle sue sentenze sulla transessualità aveva più volte richiesto la "serietà" e la "permanenza" di un cambiamento di sesso. Inoltre, i giuristi si chiedono già come si possa attuare l'uguaglianza tra donne e uomini postulata dalla Costituzione se ogni uomo può dichiararsi donna.  

L'affermazione di un “genere” che può essere scelto liberamente in qualsiasi momento ha già conseguenze drammatiche per le/i giovani, alle/ai quali non solo gli attivisti trans, ma anche lo stesso Stato spiega ora quanto sia facile cambiare il proprio genere. Già oggi, otto giovani su dieci che arrivano nelle cliniche di genere con un "desiderio di transizione" sono ragazze. È ovvio che sono ad alto rischio di "identificarsi" nell'altro sesso a causa delle imposizioni del ruolo femminile. È anche ovvio che il cambiamento di genere è rapidamente seguito da modifiche per l'adattamento del corpo "sbagliato". Anche se il progetto di legge afferma: "Le misure mediche non sono regolamentate in questa legge".

Di fatto, in Germania (come peraltro in Italia) i bambini vengono già trattati con bloccanti della pubertà e gli ormoni del sesso opposto possono essere somministrati a partire dai 16 anni. Le cliniche tedesche offrono mastectomie, cioè amputazioni del seno, per le minorenni. Basta dare un'occhiata su Internet. E mentre altri Paesi, come la Svezia, hanno praticamente smesso di trattare bambini e adolescenti con bloccanti della pubertà, ormoni e operazioni e si sono impegnati a fondo nella psicoterapia, la Germania sta per stendere il tappeto rosso agli adolescenti con una legge sugli ormoni e le operazioni, esponendoli così al rischio di danni fisici e psicologici irreversibili.  

Secondo la bozza, i genitori dovrebbero essere in grado di cambiare il nome e il sesso dei loro figli al di sotto dei 14 anni - senza alcun esame psicologico. Anche in questo caso, Karlsruhe [sede della Corte Costituzionale Federale, NdT] dovrà chiedersi: In che modo questo è in linea con i diritti dei bambini?

A partire dai 14 anni, i giovani dovrebbero essere in grado di fare la dichiarazione da soli all'anagrafe. Se i tutori non sono d'accordo, "il tribunale familiare sostituisce il consenso", si legge nella bozza, "se la modifica dell'indicazione del sesso o del nome non è contraria all'interesse del minore". I giudici dei tribunali familiari sono davvero qualificati per giudicare questo? E che ne è dei diritti dei genitori nel caso di una decisione così grave?

E poi c'è la questione degli spazi e dei domini femminili protetti. Almeno in questo caso, il ministro della Giustizia Buschmann ha capito che c'è un problema quando gli uomini possono dichiararsi donne con un atto verbale. Ha anche capito che la biologia gioca un ruolo nella questione del genere. Ecco perché la bozza contiene diverse eccezioni in cui conta il sesso biologico e non l'iscrizione nei registri dello stato civile. Ad esempio, nello sport. Negli sport scolastici e nelle prove sportive, la valutazione può essere "regolata indipendentemente dall'attuale iscrizione di genere". Per i servizi sanitari, conta il sesso biologico. Le donne trans possono quindi partecipare allo screening del cancro alla prostata, ad esempio.

Nel caso di un criminale sessuale che si dichiara donna, "i diritti della personalità e gli interessi di sicurezza degli altri detenuti possono, in alcuni casi, entrare in conflitto con il suo trasferimento in un carcere femminile", si legge nella bozza. In alcuni casi. Le case di accoglienza per donne possono anche decidere "autonomamente", caso per caso, se accettare un maschio biologico.

Spogliatoi per donne, docce per donne, saune per donne? Le persone non possono "chiedere l'accesso a spazi specifici per un sesso, ad esempio servizi igienici o spogliatoi, dopo un cambiamento di iscrizione del sesso, semplicemente facendo riferimento all'iscrizione nei registri dello stato civile", si legge nel disegno di legge. Questo è almeno un riconoscimento del problema, ma non è una soluzione. Perché la legge rende il problema di base - gli uomini biologici che vogliono andare nei bagni delle donne - una decisione caso per caso e lo trasferisce all'addetto alla piscina, alla palestra, al rifugio per le donne. E naturalmente alle donne interessate, che all'inizio si trovano di fronte all'uomo biologico nella doccia, per esempio, e devono lamentarsene.

Se e come il personale responsabile reagirà è discutibile. E già la commissaria antidiscriminazione Ferda Ataman ha posto il veto alla decisione. Quando si tratta di accedere a spazi femminili protetti, "l'aspetto esteriore non dovrebbe essere un fattore". Dopo tutto, non è un uomo a chiedere l'accesso a uno spazio femminile protetto, "ma una donna". Se si dispone di una funzionaria antidiscriminazione di questo tipo, non si ha bisogno di altri nemici. E la ministra per gli Affari femminili Paus ha appena liquidato le preoccupazioni delle donne interessate come allarmismo: "Questo alimenta paure che non hanno nulla a che fare con la realtà".

Il disegno di legge, invece, ha chiaramente riconosciuto un caso di potenziale abuso e vi ha posto prontamente fine: Nel "caso di difesa" [cioè nel caso di reclutamento forzato nell’esercito, NdT], gli uomini non possono dichiararsi improvvisamente donne. Devono andare al fronte.

Cosa succederà ora? Il disegno di legge passa ora agli altri ministeri per la cosiddetta consultazione dipartimentale. Inoltre, le associazioni possono commentare, anche senza essere interpellate. Poi il progetto di legge diventa un disegno di legge che viene sottoposto al Consiglio dei Ministri. Se il Consiglio dei Ministri è d'accordo, il disegno di legge passa al Bundestag. Secondo la ministra per gli Affari Femminili Paus, il processo legislativo dovrebbe essere completato prima della pausa estiva, il 1° luglio. Andrà così? 

Chantal Louis

Traduzione di Maria Celeste

Articolo originale qui


Buona parte delle notizie pubblicate da Feminist Post non le leggerai altrove. Per questo è importante sostenerci, anche con un piccolo contributo: Feminist Post è prodotto unicamente grazie a lavoro volontario di molte e non gode di alcun finanziamento.
Se pensi che il nostro lavoro possa essere utile per la tua vita, saremo grate anche del più piccolo contributo.

Puoi darci il tuo contributo cliccando qui: Patreon - Feminist Post
Potrebbe interessarti anche
30 Maggio 2023
Spagna: anche il sesso woke tra le ragioni della fine di Podemos
Ley Trans. Legge “solo sì è sì” che ha ridotto le pene ai criminali sessuali. E ora anche un Manifesto per l’educazione sessuale per tutt* che mette a rischio la sicurezza di bambine e bambini. Lo spirito è sempre lo stesso: una sessualità queer promossa dalla ministra uscente Irene Montero. Che però a quanto pare elettrici ed elettori non gradiscono. Un’analisi della docente Juana Gallego, femminista colpita dalla cancel culture
Alle elezioni amministrative di ieri in Spagna la sinistra ha rovinosamente perso -come in Italia, del resto. In particolare si è registrata la bruciante sconfitta di Podemos che in molte regioni arriva quasi a estinguersi. Nelle analisi sul voto spagnolo forse non si dà sufficiente rilievo a due leggi-manifesto di Podemos, e in particolare della ministra transfemminista Irene Montero: la legge “Solo sì è sì”, che ha ridotto le pene per i crimini sessuali, e la Ley Trans, che ha […]
Leggi ora
26 Maggio 2023
Stavolta sì: sulla pelle dei bambini
Contro la sentenza della Corte di Cassazione, che impedisce la trascrizione integrale degli atti di nascita dei bambini nati da utero in affitto ammettendo che solo il genitore biologico venga nominato e indicando per il suo compagno/a la stepchild adoption, a Milano alcune coppie di uomini starebbero intraprendendo una nuova forma di resistenza: non registrare nemmeno il genitore biologico -o entrambi o nessuno- lasciando il figlio in un limbo amministrativo in cui, in questo caso sì, resterebbe privo dei più elementari diritti, dal pediatra alla scuola
Dopo che la Prefettura di Milano, in applicazione di una sentenza della Corte di Cassazione, ha bloccato le trascrizioni degli atti integrali di nascita dei bambini nati per iniziativa di coppie dello stesso sesso -indicando come strada la trascrizione del solo genitore biologico e per il suo compagno/a la stepchild adoption, ovvero l'adozione in casi particolari, perfettamente legittimante- al comune di Milano si starebbe verificando questo, secondo quanto riportato dalla vicepresidente PD del Consiglio Comunale, Roberta Osculati: le coppie di […]
Leggi ora
22 Maggio 2023
Transgender: la vittoria del Puer Aeternus
Evoluzione dell’unisex che lottava contro gli stereotipi di genere, il fenomeno “gender” tra le/gli adolescenti esprime il tentativo di sottrarsi al debito-onere biologico e il bisogno di sentirsi disimpegnati rispetto alla natura matrigna. Ma il transgender non è affatto artefice di sé stesso: semmai è succube di uno “spirito” totipotente che schiavizza mente e psiche. E il movimento gay che sostiene la simulazione puerile non vede che è proprio l’identità omosessuale a far la fine peggiore
L’ideologia transgender va oltre la rivendicazione transessuale della costruzione del sesso mediante sottrazione o addizione di qualcosa a partire da una matrice, perché contesta l’esistenza stessa del maschio e della femmina, e soprattutto della seconda, rendendo il genere femminile un prodotto di norme educative, bricolage o artigianato fai da te, negozio di estetica, laboratorio chimico, tavolo chirurgico. Entrambe si appellano alla “verità” della creazione onnipotente dei sessi, destituiti di effettiva realtà. Le giovani donne in particolare sono purtroppo terreno fertile […]
Leggi ora
15 Maggio 2023
Jama: quando gli uomini partoriscono
In un incredibile studio di recente pubblicazione la rivista dell’American Medical Association, tra le più importanti del settore, prova a dare fondamento scientifico all’idea che il parto non sia un’esperienza solo femminile. Perché se fosse esclusiva sarebbe anche escludente. Un’operazione sul linguaggio in colluttazione con la realtà
Come si sa ci sono parole che non si possono più utilizzare soprattutto nei documenti e negli studi scientifici internazionali. In cima all'elenco delle parole tabuizzate tutti i termini che hanno a che vedere con la differenza femminile intesa come possibilità esclusiva di mettere al mondo esseri umani, e dunque: "donna" -se biologicamente intesa e non aperta a definire persone non nate donne-, "madre" e "materno", "seno", con riferimento all'allattamento e così via. L'operazione sul linguaggio ha l'obiettivo di qualificare […]
Leggi ora
13 Maggio 2023
Nelle norme contro la violenza sulle donne si parli di sesso e non di "identità di genere": lettera aperta al Parlamento Europeo
La violenza contro le donne non si potrà contrastare se i testi di leggi e trattati non faranno chiaramente riferimento al sesso e non al “genere”. Ci uniamo a gruppi femministi e gender critical in un appello ai parlamentari europei che si esprimeranno sulla proposta antiviolenza della Commissione: scrivete chiaramente nel testo che le donne e le ragazze sono le persone di sesso femminile e non lasciate alcuno spiraglio alla gender ideology
Anche noi abbiamo sottoscritto la lettera alla Commissione europea sulla lotta alla violenza contro le donne e agli abusi domestici redatta da WORIADS, coalizione di cittadine-i gender critical che ha l’obbiettivo di informare e sensibilizzare le istituzioni europee sui pericoli dell’identità di genere. La lettera chiede che le norme europee sulla violenza contro le donne riconoscano chiaramente la categoria del sesso biologico. Riportiamo a seguire il testo completo che sarà inviato ai membri del Parlamento Europeo che si esprimeranno sulla […]
Leggi ora
11 Maggio 2023
La Convenzione di Istanbul è delle donne! La destra non ostacoli la ratifica dell'Europa
Astenendosi dal voto di ieri, preliminare all’adesione europea al più importante trattato contro la violenza sulle donne, gli europarlamentari di Lega e Fratelli d’Italia cedono alle pressioni dei Pro Vita che leggono quel documento come anti-famiglia e pro-gender (le stesse preoccupazioni espresse dal premier turco Erdogan). Ma l’Italia ha già aderito alla Convenzione e a quanto pare l’orientamento del governo non sarebbe questo. E le rivendicazioni Lgbtq non c’entrano nulla. Le donne tra due fuochi misogini: l’estremismo religioso e le strumentalizzazioni queer
Ieri in Europa è stata approvata una risoluzione chiede all’Ue di aderire alla Convenzione di Istanbul (2011), il più importante trattato internazionale -giuridicamente vincolante- contro la violenza sulle donne e la violenza domestica. L'Italia ha già ratificato la Convenzione nel 2013, mentre 6 paesi europei (Bulgaria, Cechia, Ungheria, Lettonia, Lituania e Slovacchia) non l'hanno ancora fatto. Il voto di ieri è preliminare all'adesione dell'intera UE alla Convenzione. Incredibilmente gli eurodeputati di Fratelli d'Italia e della Lega si sono astenuti dal voto. […]
Leggi ora