Maria vulva sacra, Madonna del Latte, è una delle più antiche e venerate icone, soprattutto in Medio Oriente e in area etiopica, dove il cristianesimo attecchì fin dal primo secolo. Ancora adesso, il Grotto del Latte a Gerusalemme è meta d’incessanti pellegrinaggi di donne in attesa o desiderose di diventare madri.
Ogni 29 aprile, la Chiesa ortodossa celebra con uno splendido inno i seni di Maria, “vivificante Primavera” che solleva gli infermi dai letti, libera gli afflitti, fortifica i fragili, ristora gli assetati, ridona la vista ai ciechi e la salute ai malati. Gli autori fondono in questo canto il Magnificat e il Vangelo di Matteo, a indicare che la salvezza – non solo in termini spirituali, ma di giustizia umana e sociale – si attua grazie al “sì” di Maria; la quale “sgorga dalla sorgente ruscelli sempre vivi”.
Anche in Occidente la Madonna “femmina” (incinta, puerpera, persino in atto di leggere il testo sacro mentre Giuseppe si prende amorevolmente cura del Bambino) è stata un’immagine ricorrente: si pensi alla Madonna del Parto di Piero della Francesca.
Maria insomma ha, o ha avuto, un corpo – unico, totale e totalizzante –, però non si è mai ridotta a esso, tantomeno a sue parti smembrate. Senza il suo assenso la ri-creazione non avrebbe avuto luogo. Lo rammenta in due folgoranti pagine Luisa Muraro (L’anima del corpo, La Scuola 2016): Maria non equivale certo a un utero in affitto! Basterebbe conoscere il già menzionato Magnificat, uno dei cantici più “rivoluzionari” della Bibbia, per rendersi conto che in Maria non c’è nulla di passivo. Teresa Forcades chiosa: “Maria è una donna veramente libera. È stata capace di relazionarsi a Dio da una posizione di parità. Quando Dio le chiede se vuole avere un figlio da Lui, la sua prima reazione è di stupore… Dio le dice: ‘Io non sono Dio perché detto le regole, perché ti dico cosa devi e cosa è giusto fare, perché sono l’adulto; ma semplicemente perché sono la vita stessa. Tu e io possiamo interagire solo se lo desideriamo, se lo desideri’... Dio non s’impone a lei con la forza. Dio chiede, Maria acconsente e rimane incinta perché si amano” (Siamo tutti diversi! Per una teologia queer, Castelvecchi 2016). È lo stesso motivo per cui, nei secoli, molti autori hanno visto nell’erotismo del Cantico dei Cantici un’allegoria dell’amore di Dio per l’umanità.
Naturalmente esiste anche una mariologia sessuofoba e spiritualizzante. Generazioni di maschi celibi in paramenti sacri hanno trasformato la giovane giudea “irregolare” nell’emblema della reazione e della misoginia. Ma la Scrittura cresce con l’umanità; e, soprattutto grazie all’apporto intellettuale di tante teologhe e mistiche, Maria è stata da tempo restituita alla sua dignità di donna. Fenomeno “recente”? Non proprio. Per Ildegarda di Bingen, filosofa, mistica, musicista, dottora della Chiesa (sec. XII), che paragonava l’universo a una grande forza femminile e vedeva nell’orgasmo il ricordo della dolcezza del Paradiso terrestre, Maria era la“fiammeggiante aurora”; e siamo costrette a sorvolare su Teresa d’Avila, Giuliana di Norwich, Brigida di Svezia e altre, d’Oriente e d’Occidente…
Il corpo di Maria pertanto, alluso o esplicito, ha attraversato i millenni, non ancora pienamente valorizzato, è ben certo, ma egualmente vivo e concreto. La sua fisicità quindi non scandalizza più nessuno; almeno in teoria. Perché, allora, la Madonna spogliata e in catene di certe manifestazioni “laiche” e “libertarie” ha disgustato anche tanti non credenti, progressisti, donne e uomini?
Per la nudità? No. Quella Madonna “nuda” non è un “mistero buffo”.
È soltanto, banalmente, insopportabilmente, un manichino volgare, sintetico. Veicola una sterilità malata – o maligna. È glabra ed esangue. I seni sono piccoli e vizzi, ovviamente da essi non sgorga nulla. Quella “Madonna” aggrondata, così simile a una modella cocainomane, non è, non sarà mai madre. E la madre, un determinato tipo di madre – l’unico – insindacabilmente donna, scevra da asterischi e schwa, secondo talune vulgate, non risulta “glamour”.
Il sesso, in quest’ottica, va declinato solamente se eccessivo, stravagante, non-binary, non-cis ecc. Detto in soldoni: “famolo strano”. Siamo consapevoli che tali trovate hanno come primo scopo quello di far parlare di sé, bene o male non importa, soprattutto quando non si ha nessun argomento valido da proporre; ciò nondimeno, trasmettono un messaggio non trascurabile. L’identificazione del sesso con la pornografia, sempre più spinta, sempre più esagerata (ché, essendo ripetitiva, stanca presto); e, in ultima analisi, come droga.
In un panorama dove non esiste la regola ma soltanto l’eccezione, anzi, l’eccezione diventa la regola stessa, tutto quanto può, anzi deve, essere accettato; il cristianesimo – e la Madonna come femmina madre moglie vergine – va respinto e/o irriso in quanto emblema dell’odiata società "sessuofoba eteronormativa bianca occidentale" ecc. E, si badi bene: soltanto il cristianesimo. Altre religioni no (anche perché si correrebbe qualche rischio di troppo…). Abbiamo assistito a “burqa queen” in salsa arcobaleno, e non si trattava di parodie ma di manifestazioni “solidali” verso le “tradizioni” delle “minoranze” vessate dai soliti bianchi cattivi cisgender cristiani e via discorrendo. Il tutto mentre, in diverse parti del mondo, uomini e specialmente donne/bambine subivano persecuzioni, tortura e assassinii per la loro fede. Perché sì, in alcune contrade, sono soltanto i cristiani/e a difendere i più emarginati, deboli, dalit, disabili destinati altrimenti all’annientamento.
Per la pachistana Asia Bibi, rimasta in carcere dieci anni a causa d’una falsa accusa di blasfemia dopo essere stata tanagliata, picchiata, stuprata e infine rocambolescamente costretta a fuggire non s’è levato un fiato; non lo si è sentito per le bambine Huma Younus, Aleeza Naeem, Mahnoor Ashraf e miriadi di altre rapite, convertite a forza e costrette a sposare quarantenni (e più); non una parola in difesa di Deborah Samuel, nigeriana, 19 anni, uccisa e bruciata sempre a causa della famigerata “blasfemia”; tutte donne, donne e basta. E, vergognosamente, non è quasi giunta notizia della strage di Pentecoste a Owo, ancora in Nigeria. Anche in tal caso la maggior parte delle vittime erano donne e bambini/e.
Non bianche. Non occidentali. Se fossero queer o no lo ignoriamo, qualcuno/a magari lo sarà stato. Oppure no. Sappiamo però che li hanno sgozzati/e come capretti.
Ma alla gauche-caviar queste vittime non paiono abbastanza esotiche. E allora tornano a essere “nere” qualsiasi, chi se ne importa.
Molto meglio le Madonne sadomaso. Un po’ di paccottiglia e Frank Zappa ti fa un baffo.
Daniela Tuscano.