Il dibattito politico e sociale vede scontrarsi i sostenitori di due modelli di mondo, uno scontro metafisico e filosofico più che strettamente politico. Polemica che da donne osserviamo con perplessità: due modelli contrapposti e apparentemente inconciliabili, tradizione contro modernità, valori antichi e sacri a fronte di una fluidità ubiquitaria, la famiglia di un tempo contro quella queer…. Da una parte e dall'altra campioni del mondo patriarcale che parlano il linguaggio delle ideologie del “secolo breve”.
Tutti affermano di stare dalla parte delle donne- ridotte a bottino di guerra-, interessati ai loro problemi, parlano a loro nome, trattandole da minoranza oppressa quando invece costituiscono più della metà dell'umanità,
Ma questo mondo non è si è messo improvvisamente ad andare “al contrario”, e comunque non per responsabilità delle “fattucchiere” femministe: il mondo viaggia al contrario da 5 o 6 millenni, fondato su una stortura originaria su cui ha prosperato.
Il peccato originale del Patriarcato può essere rappresentato dall’immagine tradizionale del Tao, Yin e Yang simmetrici e complementari che si intrecciano e si compenetrano. A chi sostiene che il mondo non è binario, si può replicare che a un certo punto della Storia quell’equilibrio fra maschile e femminile si è rotto, gli uomini hanno usurpato territori sottraendo alle donne spazi fisici e metafisici. Il naturale amore che i maschi dovrebbero provare per le donne, dai cui corpi sono venuti al mondo, si è trasformato in invidia e rancore per la loro naturale capacità di dare la vita, principio di divinità femminile. Invidia e rancore che si sono espressi nel dominio delle donne, nell'invenzione di padri creatori in spirito; nell'edificazione civiltà basate sulla forza e sul possesso. Ne è nato un mondo storto, sbilenco, zoppo, che si è retto proprio su uno squilibrio originario e sull’infelicità delle donne. Una bulimia senza limiti che può essere raffigurata come un maschile che lentamente e progressivamente divora e cannibalizza la controparte, fino alla sua cancellazione.
Oggi i patriarchi -quanto meno in Occidente- hanno dismesso barbe e abiti talari, sono ben rasati, anzi truccati e depilati, rubano alle donne gli abiti, gli sport, gli spazi riservati, e usano violenza contro chi resiste.
La contrapposizione tra le due visioni del mondo appare sempre più netta, ma le donne non hanno amici né nell'uno né nell'altro fronte. Dritto o al contrario questo mondo è stato pensato, pianificato, organizzato dagli uomini a misura di loro stessi. Un mondo in cui le donne non possono più nemmeno dirsi donne, perché altri soggetti (con corpo sessuato maschile) chiedono di nominarsi tali; in cui il corpo femminile, denudato, pornificato e sovraesposto a livello mediatico e pubblicitario, paradossalmente deve scomparire e non può essere nominato. Un corpo desiderato e temuto da un maschile sempre più inquieto e problematico, figlio di un patriarcato ormai multiforme e multifocale, antico e moderno, ateo e devoto;
Il mondo al contrario è un mondo in cui le ragazze fuggono dal femminile “come da una casa in fiamme” mutilandolo e distruggendone le caratteristiche fisiche.
Il mondo al contrario è un mondo in cui le donne odiano talmente il proprio corpo da distruggerlo in ogni modo, più o meno consapevole.
Il mondo al contrario è un mondo che ancora teme il sangue delle donne fertili, sangue di vita e non di corpi che muoiono.
Il mondo al contrario è un mondo che dice di amare le donne ma in realtà ne fa oggetto di un odio millenario, ne invidia il corpo sessuato e generativo, vuole sostituirsi a loro a livello fisico e metafisico e grazie alle nuove tecnologie ci riuscirà presto.
Il mondo al contrario è un mondo che ha immaginato Dei maschi creatori da sé, stupratori e ingannatori delle donne, mortali e divine.
Il mondo al contrario è un mondo in cui la “famiglia tradizionale” solo di recente si è liberata da fardelli giuridici per cui l’uomo era il capo-famiglia; una famiglia che nel migliore dei casi si è retta e ha prosperato sul sacrificio e l’oblatività di donne e bambine verso mariti e fratelli che invece hanno potuto studiare, lavorare e fare carriera perché le donne di casa vi avevano rinunciato.
Il mondo al contrario è un mondo in cui questo modello familiare rilegge tradizioni arcaiche in chiave post-moderna, con il sostegno dei media e da una società civile sedicente moderna e progressista.
Il mondo al contrario è un mondo dove l’Eros, la forma più bella e profonda di incontro fra un uomo e una donna, perde il suo significato etimologico di “amore” e si trasforma in un campo di battaglia e una macelleria.
Il mondo al contrario è un mondo in cui una donna deve avere paura che gli uomini che incontra possano farle del male perché incapaci di gestire il desiderio che provano verso di lei.
Il mondo al contrario è un mondo in cui si incontrano mondi diversi, ma la costante, a prescindere dalla differenze, è sempre l’odio e l’umiliazione della donna.
Il mondo al contrario è un mondo che si dice moderno ed inclusivo ma riduce il corpo della donna a merce-veicolo per vendere altre merci.
Il mondo al contrario è un mondo in cui le donne faticano ad avere un controllo della propria capacità riproduttiva; sul loro corpo battaglie campali fra resti di ideologie novecentesche e nuovi fondamentalismi.
Il mondo al contrario è un mondo in cui la potenza materna è incompatibile con le leggi del mercato, e dunque lasciato indietro e penalizzato nelle sue funzioni biologiche.
Il mondo al contrario è un mondo in cui si è costrette ad aderire a stereotipi irrealistici di perfezione ai quali si reagisce smettendo di prendersi cura di sé e facendo la guerra alla propria immagine.
Il mondo al contrario è un mondo che ha reso tossica e pericolosa perfino la bellezza.
Il mondo al contrario è un mondo che ci ha reso difficile e dolorosa la maternità, la vera famiglia naturale.
Il mondo al contrario è un mondo in cui la maternità, con tutto il suo portato materiale e simbolico, è relegata a status subalterno, cancellata e messa in vendita come un qualsiasi prodotto.
Il mondo al contrario è un mondo in cui la scienza investe tempo e risorse per permettere a maschi che si autoidentificano come donne di ricorrere a un utero artificiale.
Il mondo al contrario è un mondo in cui una donna che abbia dedicato la propria vita alla famiglia, che abbia completamente assunto su di sé il lavoro di cura, senza ferie né interruzione, non abbia diritto ad una pensione sociale ma si trovi nella condizione di essere “mantenuta” dal marito.
Il mondo al contrario è un mondo in cui i figli non portano il cognome di colei che li ha portati in grembo, nutriti e partoriti.
Il mondo al contrario è un mondo in cui una madre che protegge i propri figli e figlie da un padre violento viene trattata come una bugiarda e una manipolatrice in base a teorie farneticanti create da uomini; viene giudicata in tribunale in base a leggi create da uomini e congegnate per favorirli (per esempio la mostruosa legge 54/2006).
Il mondo al contrario è un mondo in cui maternità e paternità sono equiparate, e se un bambino vuole stare con la mamma perché il papà è cattivo con lui viene prelevato dalla forza pubblica e “resettato” da professionisti pagati per farlo.
Il mondo al contrario è un mondo in cui le donne che denunciano violenze non sono credute o vengono abbandonate al loro destino, perché la violenza va "provata" e le donne sono mediamente "poco credibili".
Il mondo al contrario è un mondo che qualche tempo si è scoperto “paritario” ma in cui gli uomini sono “un po’ più uguali” delle donne.
Il mondo al contrario è un mondo in cui perfino le battaglie femministe sono state invase e usurpate dagli uomini che ne decidono obiettivi e strategie, sempre e solo a vantaggio maschile.
Il mondo al contrario è un mondo in cui gli uomini ci rubano tutto: la vita, l'immaginario, il simbolico, i soldi, gli spazi protetti, perfino gli sport, divorandoci.
Il mondo al contrario è un mondo che crede di essere dritto e che non lo è, e che vede i guasti in un altro mondo simmetricamente storto e ingiusto. Due mondi, due paradigmi ciascuno dei quali non vede i propri errori ma li proietta nell’altro. Ma un mondo che va al contrario è un mondo storto destinato ad arrivare al capolinea: un mondo che fa guerra alla “sua metà” - in primis la propria madre- è un mondo profondamente stupido, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti. Un bel mondo in cui gli uomini escogitano sempre nuove strategie per mantenere le donne ai margini e sostituirsi a loro. Un deserto a cui danno il nome di civiltà.
Valeria Damiani e Paola Pieri